Aule pollaio, Gelmini bocciata

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    aulemini.jpgIl Consiglio di Stato respinge il ricorso del ministero alla class action del Codacons.


    aule pollaio.jpg(red.) Suonata, oramai quasi dappertutto, la campanella di fine anno scolastico, è ora tempo di fare i conti con promozioni e bocciature e anche il ministero della Pubblica Istruzione, guidato dalla bresciana Maria Stella Gelmini non può sottrarsi.
    Soprattutto dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato (datata 9 giugno) nella quale, così come aveva già fatto il Tar del Lazio in gennaio, viene accolta una class action proposta dal Codacons contro le cosiddette “classi pollaio”, ovvero quelle aule scolastiche nelle quali il numero di alunni supera i limiti fissati dalla legge.
    La sicurezza e la vivibilità dei luoghi frequentati dagli studenti italiani sono inderogabili secondo i giudici che, nel dispositivo pubblicato venerdì, hanno dato ragione all’Associazione dei consumatori la quale, un anno fa, aveva avviato un'azione collettiva con diffida ai ministeri della Pubblica Istruzione, università e ricerca; dell'Interno; dell'Economia e finanze; della Pubblica amministrazione e innovazione e agli Uffici scolastici regionali.
    Al ministro Gelmini ora spetta il compito di redigere un piano che metta in sicurezza le aule scolastiche evitando che vengano accorpati 35-40 alunni in ogni locale, e, nel caso in cui il ministero risultasse inottemperante a quanto disposto dal Consiglio di Stato, il Codacons ha già annunciato che chiederà la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro ed adempia a quanto disposto dal Tar.
    Il Codacons aveva richiesto ai ministeri competenti di
    formare le classi in base alla reale grandezza dell’aula rispettando il numero massimo di 25 alunni per classe e l’indice minimo di spazio procapite di 1,80 mq netti (1,96 per le superiori) e di 20 in caso di presenza di alunno disabile. L’aula, per l’associazione consumatori, può contenere 25 alunni (o 20 se con disabile) se la sua dimensione è di almeno 45 mq netti (50 per le superiori). Per dimensioni inferiori deve invece essere ridotto proporzionalmente il numero di alunni.

    aulemini.jpgIl Dpr 81 del 2009, innalzando il rapporto medio tra i numeri degli alunni e delle classi, prevede un massimo di 26 alunni nelle scuole primarie e dell'infanzia, arrivando fino a 30 nelle secondarie. Solo per l'anno 2009- 2010 restava la possibilità di attenersi ai limiti indicati dal decreto ministeriale 331 del '98.

    "Nessun dubbio potendo sorgere in merito alla natura generale e obbligatoria del piano di riqualificazione", si legge nel testo del dispositivo, "così come per quel che attiene alla concretezza ed attualità della lesione derivante dalla sua mancata adozione, non può il Collegio – quanto alla adozione dello stesso entro un termine normativamente previsto – che concordare con il giudice di primo grado laddove ha condivisibilmente sostenuto che la previsione del termine è agevolmente desumibile dal riferimento, contenuto nell’art. 3, co. 2, d.p.r. 20 marzo 2009 n. 81, al “solo” anno scolastico 2009-2010, così lasciando intendere che per gli anni successivi debba già essere stato adottato il piano di riqualificazione". La sentenza del Consiglio di Stato ha dunque respinto il ricorso presentato dai ministeri e da una quindicina di Uffici scolastici regionali (compreso quello lombardo) contro il Codacons per una riforma della sentenza emessa dal Tar del Lazio all'inizio del 2011.

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