Fisco e famiglia, la “no tax area”

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    asilo-nido.jpgE' la proposta delle associazioni familiari. Sberna: "Comune ok, Provincia male".


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    (g.a.) Famiglia e fisco. Due mondi spesso in contrasto dove le esigenze di “far quadrare i conti” dell’una non corrispondono a quelle attuate dal secondo.
    Contrattazione sociale e riforma fiscale sono state al centro di un convegno organizzato dal network che riunisce le associazioni familiari italiane insieme con la Cisl, che si è svolto la scorsa settimana a Roma. Oggetto dell’incontro la proposta di un fisco a misura di famiglia.
    Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha recentemente affermato che nella riforma fiscale del Governo è indispensabile “alleggerire il carico fiscale, prima di tutto sulle famiglie e sul lavoro dipendente”.
    Parole che hanno costituito il punto di partenza per le associazioni familiari per analizzare nuovamente il tema delle tasse e dei contributi richiesti alle famiglie italiane, in base anche si legge nell’articolo 53 della costituzione secondo cui “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
    Che l’attuale sistema tributario sia iniquo verso le famiglie con figli, è sostenuto anche da Mario Sberna, presidente dell’associazione Famiglie numerose della provincia di Brescia che, insieme con le altre realtà del Forum ha partecipato alla definizione di una nuova proposta fiscale per i nuclei con figli.
    Superata l’idea del cosiddetto “quoziente familiare”, mutuato da Germania e Francia dove è stato applicato giù da tempo, che non pare facilmente applicabile alla realtà italiana, ora arriva il “fattore famiglia”, che tiene conto del costo di mantenimento e di accrescimento di ciascun componente il nucleo familiare (leggi qui il documento).
    “Si tratta di una ‘no tax area’”, ha spiegato Sberna a quiBrescia.it, “ovvero un’area non tassabile, proporzionale alle necessità primarie della persona, che non possono essere oggetto di imposte”.
    “Partendo dalla  soglia di povertà calcolata dall’Istat nel 2009, che equivale a 7000 euro per una persona che vive sola e che quindi non è oggetto di tassazione”, ha proseguito Sberna, “la ‘no tax area’ per le famiglie diventa proporzionale ai carichi familiari e cresce con il loro aumentare”.
    Come funziona? “Un single che guadagna 40mila euro all’anno”, ha esemplificato il presidente dell’associazione bresciana, “è ben diverso da un padre di famiglia con quattro o più figli che guadagna la medesima cifra e sulla stessa deve, oltre al mantenimento della prole, pagare le tasse”.
    “Il ‘fattore famiglia’ afferma che ogni figlio “vale” quei famosi 7mila euro dell’Istat e questi soldi non sono tassabili”. “Ciò che resta, tolto il ‘fattore famiglia’”, ha proseguito Sberna, “è ciò che viene pagato in termini di contributi allo Stato”.
    Superata la no tax area si applicano le aliquote progressive che scattano a livelli predefiniti uguali per tutti.
    Può accadere che la ‘no tax area’ risulti superiore al reddito. In questo caso la parte eccedente al reddito viene tassata in modo negativo applicando la prima aliquota. La tassazione negativa può diventare un credito di imposta o può essere elargita come assegno.
    La proposta del forum delle famiglie tiene conto anche di particolari situazioni in seno al nucleo, come, ad esempio, casi di disabilità, la non autosufficienza, la monogenitorialità.
    Facendo qualche esempio, nelle famiglie con un solo figlio, la proposta di ‘no tax area’ è di 7mila euro, se i figli sono due sale a 11200, se sono tre a 15400 euro, se sono quattro 19600 e così via.
    “Attualmente”, ha spiegato Sberna, “io, che ho cinque figli, è come se per lo Stato ne avessi tre, perché dal terzo figlio in poi la scala di equivalenza per il pagamento delle imposte vale 0,35”.
    Dove recuperare i soldi non tassabili alle famiglie? ”Questo”, ha ammesso Sberna, “è effettivamente un problema, legato soprattutto all’evasione fiscale, in primo luogo da parte di coloro che siedono al governo e che sono i primi ad avere società off-shore e conti all’estero”.
    “Tremonti e l’attuale Parlamento hanno fatto pochissimo per le famiglie”, ha evidenziato il presidente dell’Associazione famiglie numerose di Brescia, “anzi, non hanno fatto nulla”.famiglia.jpg
    Come si comportano invece le istituzioni bresciane? “Quest’anno”, ha detto Mario Sberna, “e sottolineo quest’anno, il comune ha lavorato bene, in particolar modo per quanto riguarda il diritto allo studio e l’acceso ai servizi scolastici con la gratuità di iscrizione agli asili dal quarto figlio” (leggi qui). “Abbiamo fatto pressing all’assessore Giorgio Maione per ottenere agevolazioni e così è stato, anche a fronte di un duro scontro”.
    Le famiglie numerose, ovvero quelle con quattro e più figli sono in città 490 e in tutta la provincia 2200.
    “Inesistenti invece”, ha rimarcato Sberna, “le iniziative a favore delle famiglia, attuate dalla Provincia”.
    La vecchia amministrazione aveva elargito dei buoni scuola, l’attuale non sa nemmeno cosa siano le famiglie numerose”. “Tanto che”, ha concluso, “ci chiediamo a cosa serva un ente simile e quali funzioni abbia”.
    L’Associazione famiglie numerose di Brescia ha in programma un incontro domenica 31 ottobre dalle 14,30 nei locali dell’oratorio di S. Angela Merici a San Polo nuovo per uno scambio di opinioni, aggiornamenti sulle iniziative a livello locale e nazionale e per un momento comune di convivialità. Per informazioni visitare la pagina web
    www.famiglienumerose.org.

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