23 anni per l’omicidio di Lombardo

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    carcere.jpgI fatti avvenero nel luglio del 2003. In manette il figlio della vittima e tre complici.


    (red.) 23 anni e un mese di reclusione per ciascuno dei quattro imputati della morte di Gioacchino Lombardo, 51 anni, residente a Brescia, che venne trovato morto, carbonizzato nella sua Fiat Tempra station wagon, a Bereguardo, in provincia di Pavia.
    A sette anni di distanza da quella morte violenta sono stati condannati per tentato omicidio e omicidio colposo, oltre che per incendio della macchina, il figlio della vittima, Vincenzo Lombardo, di 34 anni, e tre fratelli, Claudio, Pasquale e Giovanni Palumbo, legati alla madre del ragazzo.
    La condanna della prima sezione penale, emessa lunedì, arriva dopo sette anni ed è pesante perché i giudici hanno ravvisato che ci fosse continuità tra i reati e, di conseguenza, hanno sommato le pene previste.
    12 erano gli anni richiesti dal pm Eliana Dolce per i quattro imputati.
    Il 2 luglio del 2003 il corpo senza vita di Lombardo venne ritrovato nel bagagliaio della sua auto nelle campagne pavesi. Qualche giorno dopo, i carabinieri fermarono il figlio Vincenzo, all’epoca 27enne, il quale ammise le sue responsabilità e venne arrestato il 5 dello stesso mese con l’accusa di omicidio volontario.
    Il movente: un rapporto amoroso contrastato. Il padre Gioacchino, infatti, che si era trasferito nella provincia di Brescia da poco, si spostava di frequente per lavoro e in uno di questi viaggi in Romania aveva conosciuto una ragazza a cui si era legato.
    Successivamente, però, la romena aveva intrecciato una relazione con il figlio dell’uomo, Vincenzo e, proprio per questo motivo, era nata la discussione che ha portato al tragico epilogo.
    Tra padre e figlio era scoppiata una lite violenta nell’abitazione occupata da Vincenzo al Prealpino: il ragazzo aveva picchiato con calci e pugni il genitore, lasciandolo tramortito e privo di sensi. Credendo di averlo ucciso, aveva caricato il corpo nell’auto e, aiutato dal convivente della madre e dai cognati della donna, si era diretto a Pavia. Ma un vicino di casa aveva assistito alla scena e avvertito le forze dell’ordine.
    Gioacchino Lombardo non era tuttavia morto a seguito delle percosse, l’autopsia infatti stabilì che era soffocato a seguito del gas respirato mentre la macchina veniva data alle fiamme. Nei suoi polmoni, infatti, vennero ritrovate le tracce di combustione.
    Nel 2004, durante l’udienza preliminare, proprio  a seguito dei risultati dell’autopsia, l’accusa venne derubricata in tentato omicidio e omicidio colposo.
    Nel febbraio 2005 Vincenzo Lombardo era tornato libero per decorrenza dei termini e, nel frattempo, il caso aveva subito uno stop dovuto al trasferimento del pm. Il processo è ripreso lo scorso anno con la riassegnazione del caso e con i successivi accertamenti dai quali è emerso il ruolo del compagno della madre di Vincenzo Lombardo e dei due fratelli del convivente.

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