Castel Mella, “Galeazzi è estraneo”

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    castel mella.jpgCorruzione, l'assessore all'Urbanistica scarcerato per "mancanza di elementi".


    castel mella municipio.jpg(red.) Non “vi sono sufficienti elementi indiziari” che possano affermare che Mauro Galeazzi, assessore all’Urbanistica del comune di Castel Mella (Brescia), finito in carcere alla fine di aprile con l’accusa di corruzione, fosse interessato a concludere l’iter amministrativo per la realizzazione di un supermercato in un’area ad uso agricolo dietro “promessa di denaro in suo favore”.
    Lo affermano i giudici del tribunale del Riesame che, venerdì scorso, hanno scarcerato l ‘esponente leghista. Caduta dunque l’accusa di corruzione nei confronti di Galezzi, l’ipotesi di reato rimane in piedi invece per gli altri tre indagati: Marco Rigosa, responsabile dell'Ufficio tecnico del comune di Castel Mella (e assessore leghista a Rodengo Saiano, amministrazione del tutto estranea alla vicenda), Antonio Tassone, imprenditore che voleva realizzare il centro commerciale nell'area soggetta a vincolo ambientale e Andrea Piva, geometra cui Tassone si era rivolto per il progetto.
    Per il Riesame i tre “hanno agito piegando il pubblico interesse ed il procedimento amministrativo, evitando che si verificassero intoppi procedurali" per Tassone. In ogni caso, una settimana fa, i giudici hanno stabilito che la misura del carcere fosse troppo restrittiva e hanno disposto per i tre indagati gli arresti domiciliari.
    Rigosa, tramite Piva, avrebbe ricevuto un compenso da Tassone per rendere più agili i passaggi burocratici e velocizzare le procedure.
    Secondo i difensori, le parcelle percepite da Rigosa, tramite Piva e versate da Tassone, non sarebbero “consulenze”, come sostenuto dai legali dell’indagato, ma, secondo il Riesame, per Rigosa sussisteva un “evidente conflitto di interessi” in base al quale “avrebbe dovuto astenersi dallo svolgere qualsiasi funzione pubblica in relazione al progetto del quale era redattore”.
    Sull’innocenza di Galeazzi si sono espressi anche gli altri tre indagati che hanno escluso che l’assessore abbia percepito alcuna tangente.
    Inoltre, come riportano i giudici nella sentenza di scarcerazione, risulta anche che l’assessore legista volesse sostituire Rigosa nell’incarico all’Ufficio tecnico, segno che, secondo il tribunale, non vi fosse una “connivenza” particolare con lo stesso.
    Galeazzi è accusato anche di peculato, per l'utilizzo a fini privatistici del telefono avuto dalla Provincia, dove svolge l’attività di collaboratore dell’assessore Giorgio Bontempi.
    Il Riesame non ritiene possibile affermare l'integrazione del reato. Galeazzi ha inoltre sempre dichiarato che le telefonate private effettuate con il cellulare della Provincia erano state segnalate all’ente così che fossero detratte dal suo compenso.

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