La crisi? Picchia duro sulle donne

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    anziani1.jpgE morde gli anziani, le famiglie numerose e gli over 40. Parla don Giorgio Cotelli (Caritas).


    di Giulia Astorri
    La crisi c’è e si fa sentire. A Brescia e in provincia, senza differenze, anche in quei territori in cui il benessere è sempre stato una condizione diffusa.
    E a pagare le difficoltà sono in primo luogo le famiglie con più figli, in cui i genitori, un tempo entrambi occupati, si trovano ora in cassa integrazione o addirittura senza lavoro. In queste condizioni diventa difficile non solo fare la spesa, ma anche mantenere l’automobile, pagare l’affitto o il mutuo, le bollette e i debiti pregressi.
    La Caritas bresciana, guidata dal diacono Giorgio Cotelli, ha da tempo monitorato la situazione a livello diocesano attivandosi concretamente per rispondere ai bisogni emergenti delle nuove condizioni di fragilità economica.
    Un osservatorio, quello dell
    'Ufficio pastorale della Curia Diocesana che ha consentito di mettere in luce come il momento di crisi vada ad intaccare non solamente la vita quotidiana delle persone, che si trovano, da un giorno con l’altro, improvvisamente disoccupate ed incapaci a reinserirsi nel mondo del lavoro, ma anche la sfera emotiva e delle relazioni.
    Perché se è vero che, come sottolinea il direttore della Caritas, quando si sta bene e non ci sono preoccupazioni economiche è possibile essere “autosufficienti”, quando invece subentra il bisogno ecco che si svelano anche le  solitudini personali, le mancanze di relazioni personali autentiche che fungono da rete e da paracadute nel momento della difficoltà.
    “Paradossalmente”, spiega don Cotelli, “per i veri poveri, quelli che lo sono da tempo e le cui storie ci sono note, la crisi non ha prodotto cambiamenti. La mensa, i luoghi di pernottamento e di accoglienza sono servizi a cui hanno sempre attinto. Sono invece le nuove realtà, quelle fatte da donne sole, da uomini tra i 45 e i 55 anni, usciti improvvisamente dal circuito lavorativo, ma anche le persone separate, quelle che vivono la vera difficoltà”. Un dato non inedito, come sottolineava, poco tempo fa, fra’ Alberto Rota, responsabile dell’Asilo notturno di via Corsica (leggi qui) .
    Il volto della povertà è cambiato, come dicono i 110 posti alla mensa Menni di via Vittorio Emanuele a Brescia, aumentati nel giro di poco tempo (prima erano 70) e le percentuali degli utenti che vi si rivolgono.
    Secondo i dati della Caritas, nel 2008 gli stranieri che vi si rivolgevano per avere un pasto caldo completo erano 48, 32, invece, gli italiani. Nel 2009 la forbice si è ristretta e gli italiani sono diventati 50 a fronte di 53 extracomunitari.
    Ancora: nel 2008 i pacchi viveri distribuiti dalla Caritas attraverso il circuito parrocchiale erano stati 10mila; nell’anno appena concluso sono diventati 40 mila. Che i bisogni siamo aumentati lo testimonia, ad esempio, la situazione della Valtrompia, dove la locale Caritas ha distribuito 300 pacchi. Nell’anno precedente erano stati “solo” 95.
    Un’altra problematica legata alla crisi economica è quella relativa alla difficoltà, da parte di molti nuclei familiari, di attingere ai prestiti. Per venire incontro a queste situazioni, la Caritas di Brescia ha attivato un servizio di microcredito sociale erogando aiuti (dai 500 ai 3mila euro a famiglia) restituibili nel corso di 36 mesi.
    Si tratta di un “debito d’onore”, afferma il sacerdote, “che non umilia chi lo ottiene perché ne prevede la restituzione ed è offerto senza formulare giudizi sulla persona”. La Caritas ha deciso di estendere l’iniziativa ad altre zone pastorali della diocesi e prevede che, a fine anno, saranno più di un milione le erogazioni effettuate.
    Un’altra grossa emergenza è poi costituita dal lavoro: ad essere penalizzati sono soprattutto gli ultraquarantenni, magari con famiglia, che hanno perso l’occupazione e le donne sole con figli. Anche in questo caso la Caritas si è attivata con fondi lavoro che riaccompagnano e reinseriscono il disoccupato nella nuova realtà lavorativa, accollandosi gli oneri sociali che l’azienda dovrebbe versare per l’assunzione del dipendente.
    Una voce di spesa che incide notevolmente sul bilancio familiare è costituita dal pagamento dell’affitto o della rata del mutuo. Per fare fronte a questa nuova situazione di fragilità, aumentata esponenzialmente nell’ultimo periodo, la Caritas ha predisposto un “prestito della speranza”, ovvero un fondo a favore di nuclei in particolare situazione di sofferenza.
    “Dalla crisi si esce creando relazioni” dice don Cotelli, riprendendo le parole del vescovo di Brescia Luciano Monari, “e i bresciani sono capaci di generosità e di creare una rete di alleanze a sostegno dei più bisognosi”. “Importante è che”, conclude il direttore della Caritas Diocesana, “accanto al gesto concreto del dare qualcosa, si affianchi anche la disponibilità nell’offrire il proprio tempo, perché, molto spesso, chi viene da noi a chiedere del cibo o altri aiuti, ha bisogno soprattutto di comunicare e di non sentirsi solo nella difficoltà”.   

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