Lega Nord, è l’ora del “tagliando”

I lumbard alla fase dei congressi territoriali tra dispute interne, divisi tra 'cerchisti' e 'maroniani'. Intanto questo venerdì, il via alla 'Festa dei popoli padani'.

(red.) ”E’ ora di fare un bel tagliando, altrimenti prima o poi il Carroccio perde qualche pezzo e finisce che si va a sbattere. Dobbiamo rimetterci in carreggiata”. Nella lega Nord sembra arrivata l’ora dei conti.
Sfiancati da tre anni al governo resi impossibili dalla crisi economica, allarmati dai crescenti malumori per una finanziaria durissima. E con Umberto Bossi conteso da tutti, i lumbard si avviano alla fase dei congressi territoriali tra aspre dispute interne.
Il senatur è così chiamato ad un ultimo sforzo per tenere unito il partito. Dopo un mese d’assenza per l’infortunio, Bossi, atteso sul Monviso venerdì, dà il via alle cerimonie per la ‘Festa dei popoli padani’: una tre giorni che prende il via con la raccolta dell’ampolla d’acqua alle fonti del Po e che termina domenica, dopo l’attraversamento in battello di una parte del Po ed una tappa a Ferrara, con la manifestazione a Venezia. In quell’occasione ci si attende che il ‘capo’ faccia un discorso fondamentale sulla tenuta della Lega e sul suo futuro.
Gli attori in lizza sono tanti ma i contendenti principali sembrano due schieramenti: ‘cerchisti’ e ‘maroniani’; i primi sono definiti come i ‘pretoriani del capo e della moglie Manuela’, quest’ultima attenta a creare una rete attorno al figlio Renzo per una futura successione alla guida del partito.
Proprio la moglie del senatur è stata oggetto di un articolo di Panorama al punto tale che con una nota il ministro Roberto Calderoli ha chiesto a Silvio Berlusconi un intervento chiarificatore. I secondi, malgrado le smentite del diretto interessato, sono quei parlamentari e dirigenti leghisti che si riconoscono nelle posizioni del ministro Roberto Maroni.
Continue le rassicurazioni provenienti da via Bellerio, ma nel partito, riferiscono fonti interne, è in corso uno scontro senza esclusione di colpi. Una storia, si racconta, che si trascina da mesi quando i cerchisti hanno tentato il ‘golpe’ per spodestare Giancarlo Giorgietti dalla presidenza della lega lombarda. Poi proseguita con il tentativo dei maroniani di sostituire il cerchista Marco Reguzzoni come capogruppo del carroccio alla Camera con Giacomo Stucchi: un’operazione bloccata all’ultimo momento da Bossi e rinviata sine die.
Per ultime sono arrivate le accuse al ministro Maroni di ”infedeltà nei confronti di Bossi e della lega” attraverso il sito web ‘lavelinaverde.org’, voce critica vicina alle posizioni del gruppo dei cerchisti. Maroni, riferisce l’Ansa, riportando una fonte interna al partito, viene accusato di giocare una partita in proprio e di ‘flirtare’ con Udc e Pd: in particolare viene riferito di alcuni incontri di esponenti leghisti come Attilio Fontana, sindaco di Varese, che avrebbe parlato con i vertici dell’Udc a Chianciano in un incontro riservato.
Più di un parlamentare, tra l’altro, ha sottolineato maliziosamente i colloqui che ieri il responsabile del Viminale ha tenuto in Transatlantico con Pierferdinando Casini e Daniele Marantelli, dalemiano ed esponente del Pd da sempre attento alle istanze leghiste.
Marantelli varesotto come Maroni è l’uomo del dialogo tra democrats e leghisti.
Nella Lega si assiste dunque, ad una sfida interna che sfocerà nei congressi territoriali delle prossime settimane. Si inizierà a Varese città dove viene dato in vantaggio il candidato maroniano. Ma la partita più interessante si gioca a Brescia dove sotto accusa c’è l’assessore regionale lombardo Monica Rizzi: quest’ultima, indicata come cerchista, alle scorse elezioni regionali fu coinvolta in uno scandalo per aver confezionato dei dossier a vantaggio di Renzo Bossi. E’ a Brescia infatti che i maroniani sperano di poter fare il colpaccio.
Nel Carroccio dunque tutto è in fibrillazione. Nella geografia politica del partito giocano in attesa gli altri big leghisti come Roberto Calderoli, che spesso invita all’unità del partito, e Luca Zaia, sempre pronto a smorzare le polemiche interne. Soprattutto si teme che lo scontro interno possa avere conseguenze sugli equilibri di governo. Infatti, le posizioni contrapposte delle diverse anime sono apparse evidenti durante il dibattito sulla manovra: i sindaci leghisti, con i maroniani Flavio Tosi e Attilio Fontana in testa, ad esempio non hanno lesinato critiche all’esecutivo pretendendo un intervento sui tagli agli enti locali.

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