“Sul verde pubblico servono scelte condivise”

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    Gentilissimo direttore, tre mesi fa il Parco di Via Odorici, oggi gli olmi delle vie Longhi e Ziliani a Lamarmora hanno chiamato a raccolta i cittadini a difesa del verde pubblico.
    Da una parte lAmministrazione Comunale decide labbattimento degli alberi e lo giustifica con presunte malattie incurabili, dall altra la gente (bambini con genitori, nonni, vicini, maestre al seguito) insiste nel rivendicare il diritto al verde e nel chiederne una manutenzione programmata con intelligente buon senso.
    Il primo dato evidente è la mancanza di dialogo fra l’Amministrazione e la cittadinanza, tanto che la protesta monta là dove la decisione è calata dall’alto, a freddo, inaspettata e per nulla condivisa. In entrambi i casi, prima per Via Odorici ora per Lamarmora, interviene sulla stampa lesperto incaricato dal Comune di studiare la vegetazione cittadina con dissertazioni del tutto generiche ad indicare una sua personale, del tutto legittima quanto opinabile, interpretazione della agronomia urbana, timbrata, firmata, quasi a legittimare la forma ancor prima che la sostanza delle cose.
    Personalmente da cittadino e da professionista titolato (maturità conseguita all’Istituto Agrario Pastori di Brescia a.a. 1972; iscritto al Collegio dei Periti Agrari di Brescia dal 1975 al numero 231; laureato in Agraria presso l’Università Statale degli Studi di Milano a.a. 1979) credo valga la pena affrontare il problema del verde in città alimentando di buone ragioni il dibattito sulla “cultura del verde”, per favorire il dialogo fra diverse esigenze, visioni di prospettiva, sensibilità, con obbiettivo dichiarato di coniugare il sapere con il buon senso, il passato con il presente, il paesaggio con la funzionalità e, perché no, il sentimento con la ragione.
    Sono convinto che la sensibilità per il verde chiami in causa i professionisti del settore per trovare la soluzione a problemi circoscritti e specifici non per stilare certificati di morte, in serie, timbrati, firmati, protocollati, archiviati. La “cura” del verde si chiama manutenzione e quando il professionista è chiamato ai piedi della pianta è per farla rifiorire, non per farla abbattere. In ogni dove c’è qualche pianta più grave di altre, ma prima di stilare il certificato di morte dell’alberatura di un’intera via, nel caso di via Longhi e Via Ziliani di due intere vie, forse è meglio lasciare da parte supponenze autoreferenziali che lasciano il tempo che trovano, e imboccare la più umile ma intelligente via della ragionevolezza.
    Un buon tecnico, qualunque sia l’abito che indossa, quando assume un incarico da una amministrazione pubblica deve mettere in conto di misurarsi sulle ricadute delle
    scelte che indica ed attrezzarsi per affrontare con serenità un confronto leale e alla pari con le istanze avverse alla sua. Questa è la legge che regola il mercato delle libere professioni e la regola che sovraintende alla democrazia.
    Il senso civico e la capacità di mettere le conoscenze a servizio delle sensibilità, delle aspettative, dei sogni, consentono al professionista di contribuire a determinare scelte condivise che irrobustiscono, senza umiliarla, la partecipazione di una comunità al bene collettivo e individuano sempre la migliore soluzione.
    La situazione spinosa si affronta evitando di dividere i buoni dai cattivi, i giusti dagli sbagliati, i saccenti dagli ignoranti e ascoltando le diverse ragioni per dare la soluzione più idonea ad un problema che la gente di Lamarmora vive con passione. Perché il fine di una buona amministrazione è la qualità della vita di chi abita la città, non le opinioni di chicchesia. 

    Fulvio Mor

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