Cromo, nuovo focolaio in città

Individuata un'altra fonte di contaminazione delle acque in via Noce, imputabile alla attività della ex Forzanini. Iniziata la bonifica nel sito inquinato dalla Baratti.

(red.) Si torna a parlare di pozzi contaminati dal cromo esavalente. A 12 mesi dal censimento avviato dal Settore ambiente del comune di Brescia emergono i primi risultati della mappatura disposta dalla Loggia  e a cui hanno ora sono chiamati ad intervenire comune, Provincia e Arpa.
A seguito dell’allarme lanciato da Legambiente nel mese di febbraio quando venne depositato un esposto alla procura di Brescia “affinché l’autorità giudiziaria promuova tutte le indagini del caso, che sappiamo essere già in corso, e proceda penalmente nei confronti degli accertandi responsabili” dell’inquinamento, ci sono i primi risultati.
Secondo quanto emerso, dunque, la contaminazione da cromo esavalente della zona sud-ovest della città (via Orzinuovi) non è imputabile solo alla ditta Baratti-Inselvini che svolge attività di cromatura metalli attraverso trattamenti elettrogalvanici (nella falda superficiale intorno a questo sito contaminato la concentrazione di cromo 6 risultava essere di circa 20.000 microgrammi/litro, mentre l’Unione Europea fissa in 50 mg/l il limite di tollerabilità per le acque potabili): in via Noce, infatti, il campione di acqua prelevato nella falda acquifera sottostante rivela una concentrazione pari  a 2.420 µg/l.
In questo caso l’inquinamento (e il relativo focolaio di contaminazione) sarebbe riconducibile alla ex Forzanini srl di via Ancona, 62.
Intanto alla Baratti-Inselvini sono iniziati gli interventi di messa in sicurezza finalizzati alla bonifica del sito.
Il bando pubblico lanciato dall’amministrazione comunale per poter censire i pozzi e quindi verificare la eventuale contaminazione delle acque ha “prodotto” nuovi siti attivi, prima sconosciuti, in quanto privati: 132 in tutto.
Il cromo 6, lo ricordiamo, è una sostanza tossica ritenuta cancerogena.

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