Rolfi: “A2A dialoghi con Linea Group”

Secondo il vicesindaco più che un accordo con Hera ed Iren servirebbe un patto con la holding in cui il primo azionista è il gruppo Cogeme di Rovato.

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(red.) Dopo le dichiarazioni dell’assessore al Bilancio del comune di Brescia, Fausto Tommy Di Mezza, che escludeva altre fusioni nel futuro di A2A, quindi bocciando l’idea di Bruno Tabacci, suo collega di Milano, che invece vorrebbe una fusione con le utility emiliane e del nord-ovest, è intervenuto sul dibattito anche il vicesindaco Fabio Rolfi.
Per il numero due di Palazzo Loggia, intervistato dal Giornale di Brescia, è giusto che la multiutility nata dalla fusione di Asm e Aem diventi un player nazionale a patto, però, che l’azionariato sia srettamente legato al territorio: “L’obiettivo deve essere creare una grande azienda territoriale capace di competere sul mercato, un’azienda a vocazione internazionale. Ma bisogna partire proprio da A2A. La proposta di Tabacci risente molto dell’influenza politica, noi invece dobbiamo creare una multiutility padana. Perché prima di tutto bisogna guardare alle integrazioni naturali e, quindi, ai propri vicini di casa. Mi riferisco a Linea Groupe, all’esperienza di Cogeme. Ma non è detto che si debba per forza parlare di fusione, può andar bene anche una confederazione”.
Quindi Rolfi non è proprio convinto sulla formula dell’assessore milanese. “La proposta di Tabacci risente molto dell’influenza politica, lì l’obiettivo sembra essere più che altro l’asse con i comuni di centrosinistra. Che pure potrà esistere, ma semmai più avanti, in una fase successiva. Quindi aprire ad Iren e Hera sarebbe un errore, e in questo ha ragione Di Mezza, perchè si replicherebbe il metodo estemporaneo della fusione tra Aem e Asm e questo è assolutamente da evitare. Intendiamoci, io non boccio tanto l’operazione fusione in se stessa, contesto il metodo con cui è stata eseguita: troppa fretta e troppa approssimazione. A Torino e Bologna si può guardare quindi, ma solo in una fase successiva”.
In conclusione il vicesindaco non ha risparmiato una critica ai manager dell’azienda: “Hanno avuto poco coraggio, si sono concentrati più sulla Borsa che sul territorio. Avrei voluto”, conclude, “che in questi tre anni il dialogo con i nostri vicini di casa fosse stato almeno avviato. Perché solo così si può salvaguardare la struttura e avviare un piano dei servizi su grande scala. Con qualificazione, formazione e condivisione dei progetti in modo da non farsi la guerra all’interno dello stesso territorio. Specie sulla scia della liberalizzazione: il futuro è fatto di grandi player e A2A potrebbe essere la forza di mercato interna”.

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