Green Hill, tra i “clienti” enti di protezione animali

Nei registri dell'azienda risultano come "compratori" anche alcune realtà straniere che si occupano di accoglienza degli animali usati nella vivisezione. Perchè?

(red.) Assediata da più fronti la Green Hill di Montichiari, allevamento di cani di razza beagle destinati alla vivisezione, è ora oggetto di un’altra indagine, dopo quella aperta dalla Procura di Brescia sul presunto maltrattamento degli animali detenuti e sulla “sparizione” della documentazione relativa ad alcune centinaia di cuccioli e al successivo esposto presentato dall’ex ministro Michela Brambilla.
Ad essere sotto la lente d’ingrandimento è infatti il registro della società controllata dalla multinazionale Marshall da cui sarebbero emerse alcune anomalie.
Tra i “collaboratori” dell’azienda risultano enti di protezione animali, iscritti come “compratori” degli animali allevati a Montichiari.
La notizia viene rifertita da Geapress (agenzia di stampa “specializzata in animali e ambiente, difesa e promozione dei diritti degli animali, animalismo”) che indica, tra gli “acquirenti”, Tiere in Not e Laborbeagle Team, strutture tedesche che si occupano di accogliere e curare gli animali utilizzati per la vivisezione. Ma anche le francesi Spa 89 e l´Arche de Noe, rifugi per cani e gatti abbandonati o maltrattati e la Arthaz che si occupa di animali utilizzati come cavie nella sperimentazione farmaceutica.
Ma alla Green Hill di Montichiari non si effettuano esperimenti sui cani, né attività di vivisezione.
Come mai allora i beagle allevati nell’azienda bresciana sono stati venduti a questi enti e rifugi? Solitamente i laboratori cedono, gratuitamente, gli animali utilizzati nelle sperimentazioni quando questi non costituiscono più interesse per lo studio scientifico.
Nelle strutture animaliste straniere sarebbero finiti, dall’inizio dell’anno, circa 70 esemplari, secondo quanto riferisce Geapress, in Germania, di cui circa un terzo senza microchip. In Francia altri  42 e solo otto i cani registrati con microchip.
Giorni fa l’Oipa aveva diramato un comunicato in cui dichiarava che solo una parte degli animali dell’allevamento di Montichiari era fornito di chip. In tutti i casi si tratta di cani, sia maschi che femmine, nati tra il 2007 ed il 2010.
Gli interrogativi che si aprono sono diversi: perchè Green Hill ha venduto questi cani  alla protezione animale? A cosa sono, o non sono, serviti?
In attesa che la procura prosegua gli accertamenti gli animalisti si sono dati appuntamento per sabato 18 novembre a Montichiari per una nuova, grande manifestazione indetta con l’intento di far chiudere il “lager” di animali.

 

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