Mazzatorta: “Cittadinanza ai neonati? Mai”

Così il vicepresidente dei senatori della Lega Nord e sindaco di Chiari si è espresso sull'invito del presidente Napolitano a dare, fin dalla nascita, questo diritto ai figli di stranieri.

(red.) ”Oggi gli extracomunitari residenti nel nostro paese godono di tutti i diritti civili riconosciuti al cittadino italiano, per effetto anche di una serie di pronunce della giurisprudenza amministrativa e della Corte Costituzionale che hanno ampliato a dismisura la sfera dei diritti da riconoscere ad ospiti temporanei nel nostro paese, quali sono tecnicamente gli extracomunitari dotati di un permesso di soggiorno”.
Lo ha detto il vicepresidente dei senatori della Lega Nord, Sandro Mazzatorta, commentando quanto affermato dal presidente Giorgio Napolitano in merito alla cittadinanza ai figli di cittadini extracomunitari nati in Italia. Mazzatorta, che è anche sindaco di Chiari in provincia di Brescia, ha ricordato come la Lega ”si è sempre opposta, quando era in maggioranza a qualsiasi iniziativa legislativa che modificasse le regole di attribuzione dello status di cittadino”. ”A maggior ragione ci opporremo, oggi, che siamo unica forza di opposizione in questo governo anomalo a qualsiasi proposta tendente a semplificare o modificare i criteri di attribuzione della cittadinanza” ha concluso il senatore del Carroccio.
”Ci attendiamo dal nuovo esecutivo”, e per questo avrà il nostro convinto sostegno, capacità e coraggio nell’affrontare i temi della crisi, soprattutto dando risposte strutturali e riformatrici ai problemi del Paese che abbiamo definito nell’agenda europea”. E’ la posizione espressa dall’ex ministro dell’Istruzione la bresciana Maria Stella Gelmini che è intervenuta in merito alle parole del presidente della Repubblica Napolitano sul diritto di cittadinanza ai bambini nati da genitori stranieri in Italia.
“E’ dentro a questo perimetro dell’economia”, ha aggiunto Gelmini, “che l’esecutivo dovrà concentrare la sua azione esclusiva. Senza coltivare o farsi distrarre da ulteriori iniziative. Un tema delicato, sensibile e controverso come quello della cittadinanza,ad esempio, potrebbe rendere fragile il consenso al governo, come hanno osservato i capigruppo Pdl, dividendo le forze politiche che lo sostengono”.
Sul tema è intervenuta anche un’altra onorevole bresciana, Viviana Beccalossi (Pdl), che ha dichiarato: “Il Presidente della Repubblica non può dettare l’agenda politica del Paese. Su tematiche importanti e delicate, ogni tipo di decisione spetta solo ed esclusivamente al Parlamento”.
L’intervento del presidente Napolitano ha suscitato
quindi le immediate posizioni delle diverse parti politiche. Ma cosa ha detto il capo dello Stato? Che “occorre dare, fin dalla nascita, la cittadinanza ai figli degli immigrati stranieri nati in Italia”. “Non farlo”, ha detto Napolitano, ”non so se definirla un’autentica follia, un’assurdità” a cui dobbiamo porre subito rimedio con una riforma legislativa, ha detto Giorgio Napolitano al Quirinale, con la voce vibrante di sdegno per tutti quei bambini che frequentano le nostre scuole, si sentono italiani, ”aspirano” ad esserlo e non capiscono perchè‚ devono aspettare fino a diciotto anni per esserlo a tutti gli effetti.
Il capo dello Stato ne aveva già parlato mercoledì scorso al Quirinale, nella cerimonia riservata ai ”nuovi italiani”, dove erano presenti molti di quei bambini che si sentono italiani ma non lo sono.
Martedì, sollecitato dal pastore Massimo Aquilante, che attraverso la Federazione delle chiese evangeliche ed altri soggetti, ha presentato in materia una proposta di legge di iniziativa popolare, ha rilanciato il tema con la convinzione che il clima che si è instaurato con la nascita del governo Monti, contrariamente a quanto pronosticato da vari commentatori, sia più favorevole al varo di questa e altre riforme.
Dobbiamo ”considerare”, ha detto Napolitano, “la possibilità di riuscire a fare in Parlamento ciò che non si riesce a fare da parecchi anni. Non penso”, ha spiegato, “che il mare tempestoso in cui ci siamo mossi fino a ieri sia diventato una tavola. Credo che avremo ancora un mare piuttosto incrinato, un po’ mosso. Però credo si possano creare le condizioni per una maggiore obbiettività e costruttività del confronto fra gli schieramenti politici, naturalmente conservando ciascuno la propria indentità”.
”Ora si apre in Parlamento”, ha detto Napolitano, “un campo di iniziativa maggiore del passato, grazie alla distinzione netta fra i compiti del governo e del parlamento, emersa dalla natura e dalla formazione del nuovo Esecutivo. In sostanza, il Parlamento ha dei campi a sè riservati, nei quali il governo, anche programmaticamente non si propone di intervenire con proprie decisioni e proposte”. In questo nuovo clima, ”forse sarà possibile affrontare questo tema dei diritti degli immigrati, che è stato finora molto divisivo”, e forse anche la proposta di una legge quadro per regolare in forma concordataria i rapporti fra lo Stato e le varie confessioni religiose, come già avviene per la chiesa cattolica e alcune fedi. Le proposte ci sono, ha ricordato, ma in Parlamento non vanno avanti.
Anticipare il riconoscimento della cittadinanza, è nel nostro stesso interesse, della nostra economia, della nostra società, ha ribadito ancora una volta Napolitano.
”Abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati stranieri che frequentano le nostre scuole. Una quota non trascurabile di essi”, ha detto, “è nata in Italia e neppure a loro viene riconosciuto questo diritto elementare che è anche una loro aspirazione. A questo dovrebbe corrispondere una nostra visione nazionale volta ad acquisire energie nuove alla nostra società, che è largamente invecchiata, se non proprio sclerotizzata”.
Le forze politiche di sinistra hanno avviato una campagna di raccolta firme per una legge popolare che modifichi l’attuale legge sulla cittadinanza ai cittadini stranieri che vivono in Italia.

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