Pirellone, si apre un nuovo “corso politico”?

Prudenza dai vertici della Giunta lombarda sull'arresto per corruzione di Nicoli Cristiani, ma non mancano le reazioni dell'opposizione. Pdl Brescia: "Vicini alla famiglia".

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(red.) Nessuno si sbilancia, in Consiglio regionale, sull’arresto del vicepresidente Franco Nicoli Cristiani (Pdl).
I principali gruppi del Pirellone preferiscono non addentrarsi, per il momento, nei contenuti dell’inchiesta di Brescia, anche perchè ”appresi dalla stampa” e ”bisogna far lavorare la magistratura”.
Anche il Pdl Brescia si limita ad affarmare che “nel rispetto delle indagini tuttora in corso e con piena fiducia nell’operato della magistratura, si auspica un rapido chiarimento della vicenda, confidando nel fatto che Franco Nicoli Cristiani possa dimostrare la sua estraneità agli addebiti mossigli, per raggiungere presto la sua famiglia, cui il partito è vicino”.
Ma dall’opposizione si chiede di valutare il ”dato politico” del nuovo caso giudiziario che coinvolge la Regione Lombardia. “La vicenda colpisce molto perché coinvolge una persona che da un ventennio è ai vertici della Regione Lombardia. Ma vista la gravità della situazione riteniamo opportuno chiedere al presidente Formigoni di venire in Consiglio a riferire già nella seduta di martedì, e che si avvii al più presto un’indagine all’interno dell’Arpa”, hanno detto i consiglieri regionali del Pd Giambattista Ferrari e Gian Antonio Girelli.
Secondo Giulio Cavalli, di Sinistra Ecologia e Libertà “oggi questa Giunta Formigoni ha un grave problema di credibilità, perchè con le inchieste di quest’ultimo periodo continua a perdere pezzi in settori differenti. Più che chiedere a Formigoni di venire in Aula a riferire, come ha fatto il Pd, è il caso di chiedere a Formigoni di prendere atto di questa delegittimazione e di ridare la parola agli elettori”.
”E’ giusto che la magistratura lavori ma la politica non può girarsi dall’altra parte”, ha detto Gabriele Sola, dell’Italia dei Valori. Questa inchiesta è un piatto avvelenato che conferma il brutto vizio di usare le grandi opere per servire interessi limitati, vent’anni dopo Tangentopoli, e conferma la devastazione senza scrupoli del nostro territorio”.
Il presidente Boni ”dovrebbe guardarsi un po’ attorno”, ha concluso Sola ricordando le diverse inchieste giudiziarie che hanno già coinvolto tre dei membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia.
Il riferimento è al caso delle presunte tangenti a Sesto San Giovanni a travolgere l’altro vicepresidente del Consiglio regionale, Filippo Penati, che poi si dimise dal suo incarico nell’Ufficio di presidenza e passò dal Pd al gruppo Misto, dove tuttora siede. Attualmente i due vice del presidente leghista Davide Boni sono Nicoli (Pdl) e la Democratica Sara Valmaggi, eletta a settembre al posto di Penati.
Iniziano a essere ”un po’ troppi” i problemi nel Pdl anche secondo l’europarlamentare e capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a Milano, Matteo Salvini: “Tutti”, ha detto ricordando i casi di Desio, Cassano d’Adda, Buccinasco, Arese e Garbagnate, “sono innocenti fino a prova contraria. La Lega, però, fa molta attenzione a chi candida, speriamo in futuro lo facciano anche gli altri”.
“La notizia desta molta preoccupazione e sgomento, anche alla luce degli scenari inquietanti di colpevolezza in cui pare sia maturato il provvedimento restrittivo”, sostiene il coordinamento provinciale di Futuro e Libertà per l’Italia, secondo cui “tale episodio è l’ennesima conferma che nel Paese si deve dare il via ad una stagione politica nuova che, chiusa definitivamente la fase del cosiddetto berlusconismo e preso atto dell’inadeguatezza della classe politica nata nel suo alveo, sia l’occasione per un reale rinnovamento della classe dirigente ispirato ai più alti valori della legalità e dell’etica pubblica”.
Nicoli, che appartiene alla componente laica del Pdl, era alleato, in Regione, con la componente cattolica dell’ex ministro dell’Istruzione, la bresciana Mariastella  Gelmini. Con la vicenda odierna anche le alleanze e gli equilibri interni al Popolo della libertà sono destinati a mutare. La posizione del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e della sua componente legata a Cl potrebbe quindi ora svolgere un ruolo più forte all’interno del partito.

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