Imu, a Brescia “costa” 65 milioni di euro

La "nuova" Imposta municipale unica varata dal Governo è il capitolo "più doloroso" per le famiglie. Previste esenzioni e aliquote diverse per la classe degli immobili.

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(red.) Una stangata da circa 11 miliardi di euro complessivi che potrebbe tradursi in un aggravio per una casa media, 80 metri quadri in una zona di non particolare pregio di una grande città, di oltre 400 euro.
Per la prima casa, sulla quale oggi non si paga l’Ici. Ma sulla seconda casa l’aggravio annuo potrebbe superare i 500 euro. Pesa come un macigno, nel calcolo, non solo la reintroduzione di fatto dell’Ici sotto forma di Imu ma anche la rivalutazione del 60% dei valori catastali.
L’operazione-casa, il capitolo più ‘doloroso’ della manovra insieme alle pensioni, interessa la stragrande maggioranza degli italiani.
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia del Territorio circa l’80% delle famiglie italiane ha la casa di proprietà. Il 66% delle case (20 milioni di unità) è costituito da abitazioni principali, poi vi è una serie di case di proprietà tenute a disposizione, 15% (4,4 milioni), il 9% (2,6 milioni) sono invece appartamenti in affitto, infine vi è un 2% di case di proprietà in uso gratuito a familiari (731 mila).
Circa 30 milioni di immobili sono di proprietà di persone fisiche, mentre 3 milioni a persone non fisiche.
Per un appartamento di 80 metri quadri in zona semicentrale di una grande città, con la nuova Imu e i nuovi valori catastali si pagheranno 440 euro sulla prima casa, 39,29 euro in più di quanto si sarebbe versato con la vecchia Ici. Per lo stesso immobile, tenuto però come seconda casa, l’esborso passa dai circa 770 euro attuali a circa 1.216 euro, con un aggravio di oltre 500 euro.
Se invece si considera un appartamento un pò più grande, circa 120 metri quadri, sempre in una zona non di pregio di una grande città, la nuova Imu costerà circa 760 euro, mentre per una seconda casa, si arriverà a pagare 1.824 euro, 774 in più di quanto chiesto oggi con l’imposta comunale sugli immobili.
Si tratta di primissimi calcoli, solo indicativi, perchè il valore degli immobili al catasto ha tantissime variabili: città, zona, grandezza, classamento, etc.
Diseguaglianze che, come ha recentemente osservato l’Ocse, sono in crescita in tutti i paesi occidentali e in Italia in particolare. Se nel nostro Paese i redditi piú elevati sono cresciuti dell’1,1% all’anno quelli piú bassi hanno registrato una aumento del solo 0,2 %. Oltre cinque volte di meno. Un fenomeno che ha portato i redditi del 10 per cento tra i piú ricchi della popolazione italiana ad essere nove volte maggiori di quelli del 10 per cento piú poveri. Un livello di diseguaglianza superato in Europa solo da Portogallo e Gran Bretagna.
Nel dettaglio della situazione bresciana l’introduzione dell’Imu (Imposta municipale unica sulla casa) da parte dei cittadini  residenti nei 206 comuni della Provincia apporterà un introito complessivo calcolato in 65 milioni di euro. Soldi che però non rimarranno nelle sole casse dei municipi ma che andranno in parte anche allo Stato.
L’Imu verrà applicata in via sperimentale dal 2012 al 2014 ed entreà a regime nel 2015. La “nuova imposta” verrà calcolata  sulle rendite catastali aggiornate (fino al 60%) e moltiplicate per determinati coefficienti. L’aliquota base del nuovo tributo è al 7,6 per mille,ma i sindaci possono aumentare o diminuire l´aliquota del 3 per mille. La percentuale dovuta per l’abitazione principale (la prima casa) sarà ridotta al 4 per mille. I Comuni potranno intervenire portandola al 2 per mille. La stessa aliquota del 4 per mille sarà applicata ai fabbricati rurali: gli immobili produttivi, i negozi, gli uffici, i laboratori e i box auto.
Non sarà un esborso di poco conto per le famiglie. Il comune di Brescia ha già stimato, in via provvisoria, un gettito di 15 milioni di euro per la sola città.
Come viene calcolata l’imposta? I titolari di una sola abitazione potranno beneficiare di una detrazione “fino a concorrenza del suo ammontare” di 200 euro. L’esenzione si applicherà in pratica a quasi tutti i possessori di immobili in città catalogati in classe A4, 5 e 6, ovvero di categoria popolare, ultrapopolare e rurale, e la maggior parte degli immobili in classe A3 ubicati in provincia. Per gli altri l’importo andrà dai 76 euro della classe A5-6 in città, fino ai 1.437 euro degli appartamenti di lusso in classe A1 classificati come “signorili”. Per la seconda casa invece si andrà dai 145 euro delle classi di valore inferiore fino ai 2.730 euro della A1.
Il calcolo approntato dal Governo assicurerà alle casse centrali un gettito ulteriore pari a 11 miliardi e cnsentirà ai Comuni di sopperire, in parte, alla mnacanza di trasferimenti per 1,4 miliardi.

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