Bomba al centro di don Panizza, prete antimafia

Il sacerdote bresciano è alla guida di Progetto Sud, comunità di accoglienza nel mirino della 'ndrangheta. L'ordigno davanti ad un edificio sottratto alle cosche.

(red.) Hanno scelto il Natale per mandare un nuovo pesante messaggio a don Giacomo Panizza, prete antindrangheta a Lamezia Terme.
Un ordigno è stato fatto esplodere la notte scorsa davanti all’ingresso di un centro per minori stranieri non accompagnati aperto dalla comunità Progetto Sud, guidata dal sacerdote, originario di Brescia, in un bene confiscato alla cosca Torcasio della ‘ndrangheta.
L’esplosione, che ha provocato solo lievi danni, è stata preceduta dalla deflagrazione di un altro ordigno poco distante, sulla stessa strada, davanti ad un negozio. Era stata inaugurata lo scorso 31 agosto la struttura, ospitata nello stabile dove sono attivi altri servizi di solidarietaà ed ha la sua sede la delegazione calabrese della Federazione per il superamento dell’handicap (Fish).
Non è la prima volta che Progetto Sud, comunità attiva da oltre trent’anni a sostegno di persone disabili e tossicodipendenti, è nel mirino delle cosche: nel 2009 ignoti avevano manomesso due vetture in uso alla struttura e, solo per un caso, si era evitata la tragedia. Qualche tempo dopo era stata la volta di furti e danneggiamenti ad una coop agricola che fa parte della comunià.
Anche per queste azioni a don Giacomo, che recentemente ha raccontato la sua esperienza in Calabria in un libro intervista con Goffredo Fofi ”Qui ho conosciuto Purgatorio, Inferno e Paradiso” e che è stato tra gli ospiti della trasmissione ”Vieni via con me” con Roberto Saviano e Fabio Fazio, è stata assegnata una scorta.
La nuova intimidazione a Progetto Sud ha scatenato un coro di reazioni. Dal sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, che si è subito recato sul posto manifestando tutta la sua preoccupazione per l’accaduto, al presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, secondo cui ”questi atti non influenzeranno minimamente l’opera della sua comunità che svolge un lavoro fondamentale sul territorio nell’educazione dei giovani contro la ‘ndrangheta”.
Anche il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, ha parlato di atto di violenza ”contro chi caratterizza la propria azione nella passione nell’aiutare i più deboli e in difficoltà, senza distinzione di cultura e di religione”.
Parole di sostegno anche da don Luigi Ciotti.
”Toccare quella realtà, toccare quella comunià, toccare quel bene confiscato”; ha detto il fondatore di Libera, “significa toccare tutti noi”.
Netto il commento di don Panizza in merito a quanto è accaduto. ”Ci è sembrato”, ha detto il sacerdote, “un messaggio molto chiaro, ma noi continuiamo nel nostro lavoro e proseguiremo nelle attività di accoglienza”.

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