Orari, Confesercenti dice no alla liberalizzazione

L'associazione dei negozianti contro il provvedimento del Governo Monti: "In questo modo i piccoli commercianti saranno costretti a chiudere, la regione intervenga".

(p.f.) Il provvedimento sulla liberalizzazione? E’ illegittimo. Confesercenti invita le Regioni a impugnare la norma contenuta nella manovra Salva Italia che impone la liberalizzazione degli orari di apertura delle attività commerciali. Il provvedimento si profilerebbe come illegittimo, in quanto la materia non sarebbe di competenza del Parlamento, ma delle Regioni appunto, come stabilito dal capitolo V della Carta Costituzionale.
“Diciamo no a questo provvedimento”, ha spiegato Alessio Merigo, presidente di Confesercenti Brescia, “perché non reggono le motivazioni addotte dal governo. Monti aveva spiegato che la liberalizzazione avrebbe incentivato i consumi e aumentato l’occupazione. Ma i consumi non si incentivano tenendo i negozi aperti qualche ora in più, ma piuttosto dando un sostegno al reddito delle famiglie”. Come ricorda il vicepresidente Fabio Baitelli, inoltre, “la Regione Lombardia aveva già esteso la possibilità di apertura delle attività commerciali rispetto a quanto previsto dal decreto Bersani, ma i consumi non sono comunque aumentati. I fatti dimostrano che i presupposti del provvedimento sono sbagliati”.
Lo stesso vale per l’occupazione. Secondo Confesercenti, l’occupazione non solo non aumenterà, ma si può prevedere che i piccoli imprenditori, di fronte all’aumento dei costi di gestione, saranno costretti a chiudere. Terza ragione del no sta nel timore che la liberalizzazione possa svuotare centro storico e periferie: le piccole attività, infatti, faticherebbero a sostenere i ritmi della grande distribuzione, col rischio che sempre più negozi sarebbero a rischio fallimento. Da qui, l’invito di Confesercenti alle Regioni perché impugnino il provvedimento. La sollecitazione è stata già raccolta dalle regioni Toscana, Piemonte e Lazio, e anche il Veneto ha fatto un provvedimento in contrasto con quello del governo.
“Ci auguriamo che anche Regione Lombardia faccia la sua parte”, ha aggiunto Merigo, “sarebbe inaccettabile che il nostro territorio, in passato all’avanguardia nell’interpretare e nel tutelare le proprie competenze, assista passivamente all’esproprio in atto su una materia tanto delicata e dai complessi risvolti economici e sociali”. Oltre alle Regioni, Confesercenti chiama in causa anche i comuni.  “Un’attività commerciale”, ha spiegato Baitelli, “fa normalmente riferimento alle ordinanze emanate dal comune secondo i criteri stabiliti dalla Regione. Il provvedimento non tiene conto di questa impalcatura: chiediamo allora ai municipi di non stare a guardare”.
Anche perché, per gli enti locali l’apertura senza limiti di esercizi e attività commerciali significherebbe un aumento del controllo sul territorio, con un ulteriore dispiegamento di forze di polizia che avrebbe il suo peso sul bilancio. Ma Confesercenti chiede l’intervento anche dei sindacati. “Ci rivolgiamo anche ai sindacati”, ha concluso Baitelli, “perché si pronuncino sull’alibi dell’occupazione e chiariscano che l’eventuale apertura notturna e l’estensione delle aperture domenicali e festive non costituiscono dei vantaggi per i dipendenti”.

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