“Concezione affaristica della politica”

Così si legge nelle motivazioni con cui il Riesame ha confermato il carcere a Cristiani. "E' il principale regista della vicenda". E spunta anche un cenno a Expo.

(red.) Una concezione della politica e della pubblica funzione che è ”affaristica”.
A questo fanno riferimento i giudici del Tribunale del Riesame di Milano nelle motivazioni con cui hanno confermato il carcere, il 7 gennaio scorso, per l’ex vice presidente del Consiglio Regionalil bresciano Franco Nicoli Cristiani accusato di corruzione per avere intascato una tangente di 100 mila euro per accelerare autorizzazioni per la cava di Cappella Cantone nel Cremonese, da trasformare in discarica d’amianto.
”Le intercettazioni”, scrivono i magistrati, “documentano altresì una fitta rete di rapporti” di Nicoli e Rotondaro (dirigente Arpa arrestato nell’inchiesta, ndr.) con Locatelli (l’imprenditore bergamasco che avrebbe pagato le tangenti sia a Cristiani sia a Rotondaro, ndr.) ”che vanno al di là dell’odierna vicenda criminosa e che denotano la piena adesione di tutti gli indagati a una concezione ‘affaristica’ della politica e della pubblica funzione”.
I magistrati, che nel definire la competenza territoriale richiamano la sentenza delle sezioni unite su Mills, sottolineano che ”la vicenda in esame è estremamente grave e sintomatica di una elevata propensione criminale di tutti gli indagati sia per la complessiva entità degli importi corrisposti sia per la natura degli interessi in gioco, trattandosi di discarica di materiale altamente pericoloso per la salute” e per la quale era in corso un procedimento amministrativo.
Nicoli viene poi indicato come il ”principale regista” della vicenda. Le sue dimissioni vengono considerate dai magistrati strumentali e in ogni caso non affievolirebbero il pericolo di reiterazione. Pur non rivestendo piu la carica di assessore regionale, Nicoli è ”in grado di esercitare”, scrivono i magistrati, “in considerazione di consolidati rapporti di collaborazione professionale un elevato grado di influenza su soggetti istituzionalmente deputati all’ espletamento dei procedimenti amministrativi in materia ambientale”.
I giudici sottolineano poi il fatto che abbia ”continuato a negare gli addebiti, in palese contrasto con il gravissimo compendio indiziario”.
Tra le carte ‘spunta’ anche un cenno all’Expo. ”Indipendentemente dall’esito della vicenda”, si legge, “è chiaro alla luce del tenore criptico delle conversazioni nelle quali il tema trattato viene indicato come ‘quella partita là (…) come si tratti di un ennesimo tentativo da parte del Locatelli di avvicinare, sempre grazie alla intermediazione del Rotondaro e del politico Cristiani con modalità chiaramente illecite, esponenti politici al fine di ottenere favori (attualmente non ben determinati, ma si tratta verosimilmente di appalti) in relazione a un evento di rilievo (l’Expo) previsto per il 2015”.

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