“Dopo la frana, la ciclovia del Garda va completamente ripensata”

Lo sostiene in una nota il Coordinamento interregionale per la tutela del lago, perché il rischio frane è altissimo. Come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi mesi.

Riva del Garda. Venerdì sera un’altra grossa frana è caduta a Riva all’imbocco del sentiero Ponale costringendo alla chiusura della adiacente strada Statale Gardesana 45 bis in entrambi i sensi di marcia.
Con una nota diffusa alla stampa, il Coordinamento interregionale per la tutela del Garda “chiede ancora con più forza la sospensione immediata della ciclovia nel tratto trentino e il fermo dei lavori della U.F. 3.1 che costa 2.620 000 euro per 98 metri. Non si può essere garanti della sicurezza nel tratto trentino della gardesana Occidentale, in zona geologica P4 con massimo livello di rischio visto che la strada-sentiero del Ponale è esattamente sopra la prevista ciclovia del Garda e la roccia in cui è stata scavata la Ponale è la stessa su cui si vuole agganciare la passerella a sbalzo della stessa ciclovia”.
“Gli enormi massi franati sarebbero stati trattenuti dalla tettoia prevista per mettere in sicurezza la ciclovia?”, si chiede il Comitato. “L’enorme carico antropico che dovrebbe percorrere la ciclopedonale, auspicato per motivi economici dal presidente Fugatti, viene esposto al rischio frane perché ormai è evidente che la ‘mitigazione del rischio’ non vuol dire rischio zero”.
Dal 1982 a oggi ci sono state 27 frane“, concludono gli ambientalisti. “Nell’ultimo decennio la media delle frane si è abbassata da 1,6 a 1,2 frane all’anno. Da novembre 2023 a oggi ci sono state in Trentino, e in particolare nell’Alto Garda, 10 frane: due frane al mese. Siamo certi che la perizia geologica che accompagna il progetto sia ancora valida? La sicurezza delle persone deve venire prima di ogni altra velleità turistica; la ciclovia in zona di massimo livello di rischio deve essere ripensata“.

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