Brescia, faro su A2A: interpellanza del centrodestra in Comune

Sul tema di una paventata diluizione delle quote da parte delle amministrazioni di Brescia e di Milano è intervenuto anche Claudio Bragaglio (Pd): «A2A è ad un bivio».

Brescia. Faro acceso su A2A, la multiutility dei Comuni di Brescia e di Milano, ad opera dei consiglieri di centrodestra a Palazzo Loggia i quali, con un’interpellanza che verrà presentata il prossimo 8 aprile in consiglio comunale, interrogano l’amministrazione sulla possibile diluizione della quota pubblica nel capitale sociale della utility.
La “preoccupazione” dei consiglieri d’opposizione (uniti da qualche esponenete di maggioranza della Giunta Castelletti) prende le mosse dalle parole del sindaco meneghino Beppe Sala il quale aveva ventilato l’ipotesi di una cessione delle quote in seno all’azienda di cui i due Comuni sono detentori al 50% +1, 25% a testa.

I due sindaci hanno smentito, con un comunicato congiunto, l’eventualità di una vendita, affermando che «allo stato attuale, non sussistono progetti o proposte che vadano a modificare l’assetto del controllo di A2A, che altrimenti sarebbero state rese note a tutto il mercato dalla società stessa», ma ciò non ha rassicurato i consiglieri comunali.
L’interpellanza chiede un approfondimento a Castelletti: il timore è che le parole dei due primi cittadini siano riferite al presente ma che, invece, non tengano conto dei futuri scenari.

E preoccupazioni per il futuro della multiutility sono state espresse, nel suo blog, da Claudio  Bragaglio, esponente regionale del Pd, il quale ha rimarcato come A2A sia ad «un bivio», evidenziando come la società partecipata sia «appetibile» sul mercato internazione, come dimostrato dall’interessamento, nel 2021/2022 da parte del Fondo finanziario francese Ardian. «Una NewCo – osserva Bargaglio – con partecipazione del Fondo con un suo 45% di capitale ed un 55% di A2A. Con l’illusione di A2A di esser maggioranza. Ma sottovalutando che il Dominus della NewCo sarebbe stato invece il Fondo Ardian, che ha una sola voce. Mentre l’altro fronte, con la “diluizione” dei due Comuni (all’angolo con il loro 25% del capitale) e la frammentazione degli altri soci, avrebbe subito un mutamento radicale». «E altri ne verranno — dice Bragaglio —, data l’appetibilità di A2A».

«Il bivio – continua l’esponente dem – impone quindi un chiarimento sulla prospettiva. Qui ed ora. Senza dover imporre
sentinelle, sempre in all’allerta sulle mura, nel timore degli assalti notturni, mentre la città dorme! La prima strada è quella d’una A2A a cui vien chiesto dai soci (privati e pubblici) di macinare utili e dividendi. Scelta che ha la sua logica, anche per il Comune di Brescia, con i 70 e più milioni da impiegare – e bene – ogni anno per la collettività».
«Ma si dà il caso – afferma Bragaglio – con riferimento invece alla seconda strada, molto diversa – che A2A e le altre aziende partecipate a Brescia siano anche una realtà decisiva per un’effettiva “Governance” pubblica. E non solo della città, ma d’un vasto territorio. E chi pensa che ormai il modello virtuoso di ASM sia solo il “de cuius”, già seppellito in A2A, fa un errore madornale».

Per Bragaglio «è incomprensibile come dall’interno del Centro Sinistra venga l’idea d’una riduzione del ruolo del Pubblico in A2A. Ma così come un vero patto politico – oltre le divisioni dei partiti – ha reso possibile in passato la grande ASM, oggi è necessario un confronto aperto per un nuovo “patto di Brescia”. Per la sfida strategica d’una A2A che – con quel suo Dna tra il locale ed il nazionale – assicuri il miglior futuro proprio e del territorio da cui non va sradicata».