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ENNESIMA MORIA DI PESCI NELLA BASSA

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    (red.) La storia è sempre più o meno quella. A monte qualcuno scarica liquami abusivamente dal proprio allevamento e a valle nel fiume utilizzato come canale di scolo si verifica una strage di pesci.


    Una vicenda che si sente sempre più spesso nella Bassa bresciana, un disastro ambientale che molte volte, però, rimane senza colpevole. E’ il caso della morìa di pesci avvenuta nelle scorse settimane a Carpendolo, bemn raccontato in un articolo sulle pagine odierne del quotidiano “Il Brescia”, del quale riportiamo ampi stralci.
    “Ci siamo accorti dal forte odore di ammoniaca che c’era qualcosa di strano e poi, nell’arco di un mese, dalla fine di gennaio a febbraio, i pesci sono morti tutti. Ne avevamo di tante specie, anche carpe”. Chi racconta l’accaduto è la proprietaria del grande giardino “Corna”, la signora Vanna Bertazzoli, che si è resa conto della strage nel mese scorso.
    A seguito della triste scoperta, la donna ha fatto eseguire delle analisi privatamente per capire che cosa fosse accaduto ai pesci. Nel resoconto degli esperti si legge che “nitrito e ammonio superano in modo grave i valori indicati” e dalle analisi, in particolar modo, risultano elevati i livelli di ammonio. Sono 135 mg/l di ammonio quelli riscontrati dalla campionatura, mentre il valore dovrebbe essere di un solo mg/l. Per quanto riguarda il nitrito, invece, sono 2 mg/l contro lo 0,88 tollerato per legge”.
    Data la gravità della situazione, ne è seguita una denuncia alle autorità, per ora rimasta a carico di ignoti.
    «Quando la signora Bertazzoli ci ha avvisati abbiamo ripercorso a ritroso tutto il tragitto dell’acqua che confluisce nel laghetto dove sono morti i pesci arrivando addirittura fino in territorio monteclarense nella frazione dei Novagli, ma non siamo riusciti ad individuare lo scarico responsabile», ha dichiarato Ghisini, comandante dei Vigili di Carpenedolo.
    Nitrito e ammonio provengono certamente da liquami e urina di animali (bovini e suini) che hanno inquinato l’acqua. Effettivamente nella zona attorno alla roggia Fusetta, il fossato che dai Novagli arriva nel centro di Carpenedolo snodandosi in un sistema di piccoli canali irrigui, ci sono alcuni allevamenti di animali. Ma l’acqua inquinata è arrivata sino alla Fossa Magna che attraversa l’intero comune di Carpenedolo.
    Il sospetto della signora Bertazzoli, e confermato anche dalla tempistica del disastro, è che queste aziende abbiano versato i liquami nell’acqua della roggia durante il periodo gennaio-febbraio quando c’era il divieto di scaricarli nei campi.

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