Ubi Banca: capitombolo in Borsa

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Il titolo bresciano-bergamasco punito dalle vendite. Colpa del piano industriale.

(red.) Non è piaciuto al mercato borsistico il piano industriale 2007-2010 di Ubi Banca, annunciato venerdì scorso (leggi l'articolo), e il titolo ne ha pesantemente risentito in Piazza Affari subendo in chiusura un pesante calo intorno al 2,24% (a quota 20,50 euro) dopo aver registrato anche un tonfo con un minimo di 20,06 euro.
Gli an
alisti finanziari, scrive l'agenzia Reuters, sono unanimi nel definire "poco ambizioso" un piano che vede un forte ridimensionamento degli obiettivi che il managemet si era posto con la fusione tra la bergamasca Banche Popolari Unite e la bresciana Banca Lombarda, rimandando in pratica al 2010 il raggiungimento di livelli che il mercato si aspettava per il 2009.
"All'annuncio della fusione tra Bpu e Banca Lombarda, l'obiettivo era un utile netto superiore a 1,4 miliardi di euro nel 2009", sostiene Citigroup citata da Reuters, "tuttavia i nuovi target vedono un utile netto pari a 1,25-1,3 miliardi al 2009 e 1,4-1,45 miliardi al 2010". Citigroup ha un obiettivo di prezzo a 23,50 euro per il titolo e un consiglio operativo di "hold", cioè mantenere in portafoglio. Ubs ha invece un giudizio "buy", cioè acquistare, con un obiettivo di prezzo a 25 euro, ma definisce l'utile netto al 2009 "sotto le attese" e considera Ubi troppo prudenziale rispetto ai concorrenti.
Per gettare acqua sul fuoco e smorzare l'ondata di vendite che hanno abbattuto il titolo della sua banca, è intervenuto l'amministratore delegato, Giampiero Auletta Armenise, che questa mattina, nel corso di una già programmata conference call telefonica con alcuni analisti, ha spiegato che "la differenza tra la previsione di utile 2009 annunciata in novembre, pari a oltre 1.400 milioni di euro, e quella contenuta nel piano industriale 2007-2010, pari a oltre 1.300 milioni, deriva da elementi straordinari" ed esterni alla società.
Quali? Per esempio l'impatto delle nuove normative per il massimo scoperto (che incidono per 35 milioni), gli oneri legati alle richieste dell'Antitrust di cedere 60 sportelli e quelle per l'apertura di 80 filiali (che pesano per 13 milioni), le nuove regole sui fondi per il personale (10 milioni), l'esclusione di proventi da operazioni straordinarie (27 milioni), i costi di integrazione, in origine contabilizzati sul 2007 (5 milioni) e alcune sinergie rinviate di un anno dal 2009 al 2010 (17 milioni).

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