Smog e Pm10: “Non se ne può più”

I comitati ambientalisti bacchettano le istituzioni: "I politici continuano a blaterare e non fanno nulla. Vogliamo che sia aperto un tavolo con le associazioni".

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(f.p.) E’ un quadro impietoso quello registrato dalle centraline dell’Arpa sull’inquinamento atmosferico a Brescia. Fino a novembre, la postazione del Broletto ha registrato 74 giorni di superi di Pm10, quella del Villaggio Sereno 71, in entrambi i casi il doppio dei giorni consentiti dalla legge, cioè 35. Si sale drasticamente, poi, a Rezzato, dove la centralina che registra il traffico ha segnato 111 giorni di esuberi. Con questi dati alla mano, il Coordinamento comitati ambientalisti Lombardia ha lanciato l’allarme e ha chietso un intervento concreto e immediato alla politica, dalla Loggia al Pirellone.
“Non se ne può più”, ha sottolineato Imma Lasciarfari, “i politici continuano a blaterare e non fanno nulla. Vogliamo che sia aperto un tavolo, a cui possano partecipare anche le associazioni ambientaliste, per trovare una soluzione”. Al Coordinamento non è piaciuta la decisione congiunta del comune di Brescia, e dell’hinterland, di stabilire un calendario dei giorni di superi, secondo cui i 35 giorni sarebbero fisiologici, dopo i 47 si passa alla domeniche a piedi e dopo i 53 scattano le targhe alterne.
“Non ci piace”, ha spiegato Maurizio Bresciani, del Comitato per la Tutela e la salvaguardia del centro storico, “perché passa il concetto che sia normale superare il limite consentito di Pm10. I superi non dovrebbero mai esserci, neanche per 35 giorni. La cosa preoccupante è che questa linea è stata condivisa da destra e sinistra”. Gli ambientalisti hanno criticato anche l’Asl, per non aver preso provvedimento concreti dopo che, una recente indagine, ha confermato che a San Polo i bambini si ammalano di più. “Non hanno preso una posizione”, ha aggiunto Lasciarfari, “ma si sono limitati a dire che esamineranno meglio la situazione. Di inquinamento si muore, ma i morti per le polveri sottili sono invisibili, che non fanno notizia”.
Il Coordinamento ha chiesto ora una strategia regionale per la riduzione delle emissioni almeno del 60%. “Come si fa? Bisogna ridimensionare gli impianti più inquinanti, come cementifici, centrali termoelettriche”, ha dichiarato Marino Ruzzenenti, storico ambientalista bresciano, “le case vanno riscaldate con impianti solari, fotovoltaici e energia geotermica”. Senza tralasciare il capitolo mobilità. “Bisogna prevenire il traffico”, ha continuato Bresciani, “incentivare la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico. Un’amministrazione che aumenta il prezzo del biglietto del bus del 20% e dimezza il costo della sosta è quanto meno irresponsabile”.
Del resto, la riduzione di Pm10 ce lo chiede anche l’Europa. “Con una direttiva del 2001″, ha sottolineato Ruzzenenti, “l’Europa ci chiedeva di risolvere il problema entro il 2005. Siamo stati multati per non averlo fatto, e ora ci dà la possibilità di rimediare entro il 2015. Ma non si è ancora visto un piano, rischiamo di dover pagare un’ulteriore multa”. Anzi, secondo Ezio Corradi, vicepresidente del Coordinamento e referente per Cremona, almeno in Lombardia le cose rischiano di peggiorare. “La Regione ha in preventivo otto nuove autostrade, la quadruplicazione delle acciaierie e insediamenti per lo stoccaggio del metano. Non sono queste le risposte che vogliamo”.

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