Alto Garda, la fauna selvatica in pericolo

Prelievi eccessivi e bracconaggio stanno minando le specie di pregio che si trovano nella zona. Da Magasa un campanello d'allarme: bisogna intervenire.

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(red.) La fauna dell’alto Garda bresciano è fortemente minacciata da bracconieri e da una gestione della caccia troppo permissiva, che nuoce alle specie selvatiche del Parco.
Nei giorni scorsi il consigliere delegato all’Ambiente di Magasa, Mario Zattoni, ha presentato alla direzione del parco Alto Garda una relazione molto preoccupante sulla fauna animale. Intanto gli ungulati di pregio, come cervo capriolo o camoscio, sono in costante diminuzione. In alcune zone si è registrato un calo addirittura del 30%. I tetraonidi, galli cedroni, galli forcelli e pernici, sono sotto il livello minimo. La caccia alla lepre e al fagiano ormai si fa solo per ripopolamenti e il bracconaggio continua a essere una piaga per una zona ampia e poco battuta. Oltretutto i cinghiali sono aumentati pericolosamente di numero e continuano a creare disagi nei pascoli.
Secondo il consigliere il rimedio è molto semplice. il prelievo di animali deve diminuire, con regole ferree per le doppiette, ed è necessario vietare per qualche anno la caccia ad alcune specie, per consentire un solido ripopolamento. Naturalmente rimane il presidio del territorio contro gli episodi di bracconaggio, sempre più frequenti, con volontari che affianchino le poche guardie presenti sul territorio. Magasa non esclude nemmeno di studiare un’ordinanza che vieti la caccia sul proprio territorio. Il turismo ambientale, del resto, è una delle poche risorse percorribili per i pochi residenti che intendono rilanciare la vita della comunità.

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