Sfratti, ex-casette operai occupate a S. Polo
E' la quarta azione dimostrativa degli attivisti in quattro giorni. Domani, altra operazione in via Lamarmora, a difesa di una mamma senza lavoro.
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(red.) Quarta azione anti-sfratto in 4 giorni da lunedì 10 settembre, quando la campagna “Stop agli sfratti” è iniziata con il picchetto a Brescia in via Corfù 53, passando dal blocco degli sfratti di Via Cantore 48 in città l’11 settembre e di Capriolo il 12.
Anche nel pomeriggio di giovedì 13 settembre, alle ore 17 circa, sono state occupate le casette prefabbricate vuote che sono servite per alloggiare gli operai della metropolitana in via Gatti a S Polo, tra il cimitero di S Eufemia e quello di S Francesco di Paola. “L’azione”, hanno spiegato in una nota Associazione Diritti per tutti e Comitato provinciale contro gli sfratti, “è finalizzata a indicare alcune delle strutture inutilizzate che potrebbero servire per far fronte all’emergenza”.
In particolare le due associazioni chiedono: la requisizione degli edifici vuoti degli enti, società, banche, immobiliari e grandi proprietari per metterli a disposizione delle famiglie sfrattate seguite dai comuni e dai servizi sociali; la moratoria degli sfratti per morosità incolpevole, a livello nazionale o in subordine a livello locale; che non si proceda all’abbattimento dei circa 200 appartamenti della Torre Tintoretto di S Polo e che si proceda alla loro assegnazione ai bisognosi.
“Proseguiremo senza tregua la campagna d’autunno”, continua la nota, “fino a quando le autorità politiche, a tutti i livelli, non prenderanno provvedimenti straordinari ed efficaci contro questa gravissima emergenza sociale che nega il fondamentale diritto alla casa. Come misura immediata, semplicissima da realizzare, chiediamo che le casette ora vuote degli operai della metropolitana non siano smantellate ma messe a disposizione temporaneamente delle famiglie sfrattate”.
Nella mattinata di venerdì 14 settembre, gli attivisti, migranti ed italiani, bloccheranno lo sfratto in via Lamarmora 138 di Debora, una donna bresciana con figlia di 9 anni, che nei giorni scorsi si è rivolta all’Associazione Diritti per tutti dopo aver inutilmente bussato alle porte di Aler e Comune.
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