No ‘ndrangheta, condanne solo per reati fiscali

Si è ridimensionato il processo su presunti collegamenti tra imprenditori e clan calabresi per lo smercio di droga. "Solo" quattro sentenziati e dieci liberi.

(red.) Niente ‘ndrangheta e nemmeno bancarotta, ma “solo” reati fiscali. Così il processo in cui l’accusa riteneva che ci fossero legami di tipo mafioso tra imprenditori bresciani e i clan calabresi, con il meccanismo di spartizione del territorio sul fronte della droga, si è notevolmente ridimensionato. Giovedì pomeriggio 9 marzo la presidente della seconda sezione penale del tribunale di Brescia Anna Di Martino ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di due persone, ma anche una serie di assoluzioni e proscioglimenti.

L’indagine era stata condotta nel 2014 dalla direzione distrettuale antimafia di Brescia con i carabinieri e la Guardia di Finanza, portando all’arresto di nove persone, di cui sei in carcere e tre ai domiciliari. Si parlava di organizzazione con legami tra ‘ndrine calabresi e imprenditori, con tanto di rituali. Ma il giudice non ha rinvenuto alcuna prova per condannare per associazione a delinquere di stampo mafioso e nemmeno per bancarotta. Nello stesso processo, ma con rito abbreviato, nei mesi precedenti erano stati condannati L. S. a 5 anni e quattro mesi e Alfredo Pelligra a 2 anni.

Le due nuove condanne, di giovedì, sono quelle a 2 anni e undici mesi per Marco Plebani e 4 anni e sei mesi per Francesco Scullino. Ma devono scontare la pena, appunto, non in quanto presunti componenti di un’organizzazione, bensì per la gestione delle loro aziende edili. Non avevano presentato la dichiarazione dei redditi e hanno compensato in modo illecito, secondo il giudice, finti crediti d’imposta con debiti contributivi e previdenziali. In questo modo riuscivano a vincere gli appalti sfruttando i costi minori.

Con la condanna è stato disposto anche il sequestro di 5 milioni di euro, mentre altri 5 milioni, detenuti in varie banche svizzere e che la procura aveva fatto bloccare, dovrebbero essere restituiti. Nell’ambito dello stesso processo, dieci persone sono state assolte o prosciolte per prescrizione. Secondo l’inchiesta, alcune aziende coinvolte che hanno lavorato alla metropolitana di Brescia, Pedemontana e casello dell’A4 Brescia Centro avrebbero girato i guadagni nei paradisi fiscali e poi in Svizzera. Per poi, ma è ancora sotto indagine, essere riciclati.

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