Traffico droga, c‘è socia dello scomparso Bracchi

Daniela Boniotti con il capo dell'organizzazione che faceva arrivare cocaina e marijuana da Olanda e Albania. Vicenda partita dal bar del titolare sparito.

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    (red.) Nel corso della presentazione, da parte dei carabinieri, dell’operazione che ha portato a scoprire il traffico internazionale di cocaina dall’Olanda e marijuana dall’Albania con terminale Brescia, emergono dei collegamenti inquietanti con altre vicende. I diciannove arrestati, di cui 14 in carcere, due ai domiciliari e altri tre con obbligo di firma, facevano parte di una rete che dipendeva dall’albanese 38enne Neroid Shuhani. E i militari sono arrivati a scoprire questa situazione dopo due anni di indagini e partendo da un bar, il Giardino di Monticelli Brusati, nel bresciano. Locale di cui era titolare Roberto Bracchi: di lui non si hanno notizie dal 2013 dopo la scomparsa.

    A gestire il bar anche la compagna e socia Daniela Boniotti, di 51 anni, che compare come protagonista in questa nuova inchiesta sulla droga. In effetti, le forze dell’ordine erano partite dal locale pensando che la misteriosa sparizione di Bracchi potesse essere legata a un giro di sostanze stupefacenti. Proprio la Boniotti, secondo gli inquirenti, era il braccio destro di Shuhani tanto da accompagnarlo più volte in Olanda e nei Paesi Bassi per trattare con i fornitori della droga. La 51enne aveva rivelato ai carabinieri, che indagavano sulla scomparsa del socio da quel novembre del 2013, che aveva raggiunto un accordo sulla buonuscita con l’uomo. Ma al momento della firma, questo sarebbe sparito.

    La donna aveva anche ammesso di sapere che lo stesso Bracchi era coinvolto nello spaccio, così come lei che ci aveva guadagnato. Ma aveva anche detto di aver abbandonato, in seguito, il giro, eppure non era stato così. Proprio partendo da questa inchiesta si è arrivati al maxi traffico internazionale di droga e per una rete formata da componenti che avevano tutti un ruolo ben definito. Durante l’indagine, nel dicembre 2016 a Roma era stato trovato un furgone con 30 quintali di hashish. Mentre a gennaio tre chili di cocaina erano stati recuperati in casa di un 50enne di Gussago. Ed è stato accertato che la banda, per finanziare lo spaccio, metteva in campo le rapine nelle abitazioni, ma tutte sventate dai carabinieri. Come quella alle poste di Maclodio. Insomma, tutti tasselli messi al loro posto in una vicenda collegata alla droga.

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