Castenedolo, ergastolo anche in appello per Musini

Confermato in secondo grado il carcere a vita per l'operaio accusato dell'omicidio della moglie Anna Mura, trovata senza vita nel 2015 dal figlio minore.

(red.) Nel tardo pomeriggio di venerdì 19 gennaio, intorno alle 17,30 e dopo la camera di consiglio, il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Brescia Enrico Fischetti ha pronunciato la sentenza di conferma dell’ergastolo nei confronti di Alessandro Musini. Si fa riferimento al delitto di Anna Mura avvenuto il 16 marzo del 2015 nella casa di via Matteotti a Castenedolo, nel bresciano. Quel giorno era stato il figlio minore della coppia, Cristian, a dare l’allarme ai sanitari dopo aver trovato la madre in un lago di sangue ai piedi del letto, in camera. E subito nel mirino era finito il marito operaio Musini, 51 anni, che venne trovato il giorno successivo su una panchina di un parco in città e dove era stato per ore per quella che si qualificava come una fuga.

Anche se l’uomo, attualmente in carcere dopo la condanna già arrivata in primo grado, aveva giustificato di essere scappato per paura e dopo che in passato aveva rinvenuto la sorella adolescente priva di vita, creandogli uno shock. Musini venerdì era in aula tra i suoi avvocati Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora al momento dell’arringa dei propri legali e del pronunciamento della sentenza. Alla fine il giudice ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Gianpaolo Volpe e degli avvocati dei familiari e parenti della donna per confermare il carcere a vita. L’uomo si è sempre proclamato innocente e continua a farlo, tanto che la sua difesa più volte ha chiesto di verificare la posizione indiziaria del figlio minore, l’unico che quel giorno era in casa da scuola per motivi di salute.

Da una parte il suo dna sulle mutandine della madre, ma anche il fatto che non abbia sentito una telefonata di poco prima delle 13 di quel giorno hanno indotto a dei dubbi sul suo profilo. Secondo i legali dell’operaio, non è sufficiente la fuga per definire che Musini sia stato colpevole, ma per l’accusa si è rivelato un elemento aggiuntivo. E il figlio minore avrebbe avuto sentimenti positivi verso la madre, quindi non c’era motivo di farle del male, secondo il sostituto procuratore generale. Le motivazioni alla sentenza saranno depositate nell’arco di tre mesi e intanto i legali del condannato si dicono pronti a ricorrere anche alla Cassazione. Secondo loro non tutto è stato chiarito e ci sarebbero molti dubbi sulle indagini. Soddisfatti, invece, gli avvocati di parte civile.

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