Demolizione abusiva di veicoli, 6 denunciati

Inchiesta dei carabinieri forestali di Vobarno tra Valsabbia e Castenedolo. Coinvolti italiani e ghanesi. Alcuni pezzi smontati venduti anche in Africa.

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(red.) Nei giorni precedenti a martedì 23 gennaio i carabinieri forestali di Vobarno hanno denunciato sei persone legate a tre imprese che praticavano la demolizione di auto senza alcuna autorizzazione e quindi in modo abusivo. Provocando problemi anche all’ambiente, visto che numerosi pezzi smontati, compresi gli olii, finivano nei terreni dove erano presenti queste officine. Dell’inchiesta e dei primi risultati ne dà notizia Bresciaoggi. Queste attività sono state scoperte tra Vobarno e Castenedolo, nel bresciano, nell’arco di un paio di settimane tra la fine di dicembre e i primi giorni di gennaio.

Nel mirino sono finiti quattro italiani e due ghanesi, tutti denunciati, oltre al sequestro dei pezzi di circa quindici auto e di rifiuti speciali pericolosi. In ogni caso, si attendono anche i rilievi dell’Arpa sui terreni usati come deposito delle demolizioni. Sono tre le realtà abusive scoperte che praticavano queste attività di demolizione e per tutti l’accusa è di autodemolizione abusiva e smaltimento illecito di rifiuti. Ma c’è di più, perché uno dei ghanesi coinvolti e che lavorava con un altro connazionale a Castenedolo, vendeva in Africa i pezzi che si potevano recuperare, tanto che nella sua casa i militari hanno trovato 45 chiavi di mezzi spariti.

Ad aggravare la sua posizione, oltre ad essere un addetto in “nero” come gli altri coinvolti, il fatto che sia clandestino e quindi sarà espulso. I forestali hanno anche scoperto altro nel momento in cui hanno controllato le altre due attività abusive gestite da italiani e di cui una struttura presa in affitto. Infatti, non venivano solo demoliti i veicoli non più funzionati, ma anche riparati quelli in circolazione. Si tratta di un’officina autorizzata in cui sono stati sequestrati tutti gli strumenti, mentre i due italiani hanno incassato anche una sanzione da 5 mila euro ciascuno. In più, venivano demoliti mezzi sottoposti al fermo e per i quali quindi la pratica era vietata.

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