Sana Cheema, Brescia si muove per la giustizia

Il pg Dell'Osso chiederà alle autorità pakistane i documenti e atti processuali per valutare un atto d'appello da Brescia. Interrogazione in Parlamento.

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(red.) Non solo non ci sono stati testimoni che hanno attribuito le responsabilità agli undici imputati, ma sarebbe mancato anche il movente, quindi il delitto d’onore, per una ragazza considerata non immorale. In sintesi è questo quanto scritto nelle motivazioni dal giudice del tribunale pakistano di Gujrat nell’assoluzione di massa per l’assassinio della 26enne italo pakistana Sana Cheema. Ma il caso potrebbe non finire qui, perché dall’Italia si è avviata una grande mobilitazione per chiedere giustizia per la ragazza strangolata – come ha dimostrato l’autopsia – qualche ora prima di ripartire verso Brescia e dopo aver rifiutato le nozze combinate.

In pratica, a livello processuale, hanno pesato le ritrattazioni di padre e fratello, visto che le confessioni fornite ai poliziotti nelle prime indagini non sono state considerate nel loro ordinamento. A questo punto il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso si sta muovendo per avviare una rogatoria internazionale con cui chiedere alle autorità asiatiche gli atti processuali e i documenti di indagine.

In base a quelli, si può anche capire se si possa fare un processo d’appello, magari a Brescia. E proprio in tribunale si parla di un possibile delitto politico come configurazione di quanto accaduto. Insomma, a più livelli ci si sta muovendo, anche in senso politico. Il deputato bresciano del Partito Democratico Alfredo Bazoli ha posto un’interrogazione ai ministri degli Esteri e Giustizia per capire se l’Italia possa contribuire a dare giustizia al caso di Sana.

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