“Comune che vai fisco che trovi”: lo stato di Brescia

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    (red.) Le piccole e medie imprese artigiane del Bresciano hanno dovuto lavorare fino al 2 agosto per pagare le tasse. Solo dal 3 agosto artigiani e imprenditori bresciani hanno iniziato a guadagnare per sé e per la propria attività. Il 3 agosto 2019 è stato infatti il Tax free day, che quest’anno, invertendo il trend del passato, è arrivato prima di quello del 2018 (il 9 agosto) e di quelli precedenti (nel 2017 fu l’8 agosto e nel 2016 il 7). Nella classifica dei 141 Comuni italiani considerati Brescia si colloca al settantesimo posto, in miglioramento rispetto all’anno scorso, quando era al 72esimo, esattamente nel punto in cui si trovava nel 2017. In media, il Tax free day in Italia è arrivato il 5 agosto.

    A svelarlo è il rapporto 2019 “Comune che vai fisco che trovi” dell’Osservatorio permanente della tassazione sulla piccola impresa in Italia di Cna, curato dal Centro studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali, presentato oggi a Roma. È un’analisi del peso fiscale che le pmi portano sulle proprie spalle in 141 comuni, inclusi tutti i capoluoghi di regione e provincia.

    Il rapporto riferisce che, quest’anno, il fisco si prenderà il 59,2 per cento del reddito d’impresa delle pmi artigiane di Brescia. È questo il Total tax rate calcolato dall’Osservatorio, in calo di un punto e mezzo percentuale rispetto al 2018, quando si era assestato al 60.7% (si abbassa anche rispetto al passato, quando era al 60,5% nel 2017 e al 60,02% nel 2016). Questo vuol dire che un artigiano bresciano ha lavorato 216 giorni per pagare i tributi e 149 per sé e per la propria famiglia. Il Total tax rate medio italiano è del 59,7 per cento.

    Nel 2011 a Brescia il Tax free day arrivò il 28 luglio e il Total tax rate era al 57,4%.

    Al primo posto della classifica c’è Bolzano, con il Tax free day l’11 luglio e un Total tax rate del 53% (seguito da Gorizia il 12 luglio e il 53,1%), e all’ultimo c’è Reggio Calabria con l’11 settembre e il 69,8% (preceduta da Bologna il 7 settembre e il 68,7%).

    L’Osservatorio Cna basa la sua analisi sull’impresa tipo italiana: un laboratorio artigianale di 350 metri quadri o un negozio di 175, ricavi per 431mila euro, costo del personale (quatto operai e un impiegato) di 165mila euro e un totale di reddito d’impresa di 50mila euro. 

    “Il Total tax rate per artigiani e piccole imprese finalmente arretra – dichiara Eleonora Rigotti, presidente di Cna Brescia – e l’aliquota fiscale totale media sui profitti delle piccole imprese torna quasi ai livelli del 2011. È il risultato dell’innalzamento al 50% della deducibilità Imu sugli immobili strumentali introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 su pressione, in particolare, della Cna, che ne ha fatto un cavallo di battaglia. Ora dobbiamo far ripartire l’Italia, lasciandoci alle

    spalle gli interventi in emergenza e scoordinati e costruendo un progetto di sviluppo del Paese con obiettivi chiari. Basta al Paese bloccato e alla crescita senza vigore, basta ostacoli, vincoli e oneri burocratici, elevati costi del lavoro e dell’energia e accesso al credito difficile. Su tutto il fisco resta comunque l’aspetto più sentito e sofferto dagli imprenditori”.

    Per questo Cna Brescia ribadisce, nonostante il miglioramento, che molto resta ancora da fare per arrivare a un fisco più equo e sostenibile per le piccole imprese. Perché la pressione fiscale in Italia resta ancora troppo elevata e serve agire prima di tutto per semplificare il sistema, ancora troppo complesso: “Bisogna assolutamente insistere su riduzione e alleggerimento fiscale per chi continua a produrre – aggiunge Rigotti -: andare oltre la metà dell’anno solo per pagare imposte e tasse è inaccettabile in un paese civile. È necessario intervenire sul cuneo del lavoro, senza accettare il salario minimo e senza sminuire la contrattazione aziendale, inserendo la flat tax e il regionalismo differenziato, che può contribuire a migliorare i servizi e abbassare le tasse, incentivando anche le regioni meno performanti. La burocrazia continua poi a svilire e offendere chi ogni giorno fa impresa onestamente. L’estate è stata difficile per le piccole imprese e siamo preoccupati: chiediamo al nuovo Governo di investire in politiche per lo sviluppo, infrastrutture, edilizia, digitale e internazionalizzazione”.

    Sono sette le principali linee d’azione da seguire suggerite da Cna:

    – ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, partendo dai redditi medio-bassi, utilizzando le risorse della Spending review e dalla lotta all’evasione.

    – Rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi.

    – Rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa a partire già dall’anno d’imposta 2019.

    – Definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap e aumentare la franchigia Irap ad almeno 30mila euro.

    – Rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli ai valori di mercato a invarianza di gettito.

    – Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.

    – Evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica BtoB, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del “reverse charge” attualmente previsti, lo split payment nonché la ritenuta dell’8 per cento applicata sui bonifici relativi a spese per cui sono riconosciute le detrazioni fiscali.

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