Indagine Leonessa, è il momento degli interrogatori

69 sono stati gli arresti, di cui 42 in carcere e 27 ai domiciliari. Prime ammissioni da un finanziere che avrebbe intascato una tangente da un imprenditore.

(red.) Quella di ieri, lunedì 30 settembre, è stata una giornata intensa nell’ambito della maxi inchiesta e dell’operazione “Leonessa” che ha portato a diversi arresti per corruzione e per i legami tra i componenti di una cosca mafiosa, imprenditori e pubblici ufficiali. In tutta Italia, Brescia compresa e dove è nata l’indagine, si sono conclusi gli interrogatori di garanzia verso quanti sono finiti in carcere. Nei loro confronti da parte della Direzione distrettuale antimafia di Brescia le accuse a vario titolo vanno dall’associazione mafiosa alla corruzione, indebita compensazione ed emissione di fatture false per operazioni inesistenti.

Sono 69 in tutto gli arrestati, di cui 42 finiti in carcere e 27 ai domiciliari, tra i quali ci sono quasi una ventina di bresciani. Le misure cautelari erano scattate lo scorso 26 settembre e ieri è stata la giornata degli interrogatori entro i termini di legge. Tra loro c’è anche un finanziere di Pisogne e finito in carcere a Mantova che avrebbe preso delle tangenti da imprenditori bresciani e, attualmente sospeso dal lavoro, avrebbe ammesso quella pratica portata avanti anche da un collega.

Nell’ambito della corruzione ai pubblici ufficiali, sono finiti in manette anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate Generoso Biondi e il funzionario Alessandro De Domenico, accusati di essersi divisi una mazzetta da 65 mila euro avuta da un imprenditore di Sale Marasino e per garantirgli uno sconto nelle tasse da pagare dopo essere finito nel mirino per fatture false. Oggi, martedì 1 ottobre, ci saranno altri interrogatori, mentre un imprenditore coinvolto si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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