MoCa Suona, riprendono i concerti del giovedì

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    (red.) Giunge alla seconda edizione MoCa Suona, la rassegna musicale promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Brescia e dal Centro per le Nuove Culture di via Moretto, a cura di Luigi Radassao e Albano Morandi.

    Dopo i primi cinque mesi di programmazione, conclusi a maggio, e la successiva pausa estiva, Moca Suona torna a proporre i propri incontri con la musica modificando gli orari ma non il palinsesto: i concerti rimangono sempre di giovedì, ma l’orario d’inizio viene anticipato alle 18.30. La cadenza degli appuntamenti da mensile diventa settimanale e il cartellone sarà articolato in trimestri il primo dei quali, da giovedì 10 ottobre sino al 19 dicembre, proporrà undici piccoli concerti.

    Le caratteristiche peculiari della rassegna – la dimensione raccolta tanto della sala quanto delle performance ospitate e la prossimità tra pubblico e musicisti – consentono di seguire da vicino gli spettacoli e di condividerne una fruizione intensa e intima instaurando un rapporto quasi confidenziale con l’artista.

    Anche in questo nuovo trimestre la programmazione mantiene quei caratteri di eterogeneità che hanno fatto di Moca Suona una rassegna che spariglia generi, stili, strumenti ed epoche nel nome dell’inusuale e del curioso. La canzone d’autore fa il suo ingresso nel cartellone, così come anche il folk, l’elettronica e la musica contemporanea, ma non mancheranno, come sempre, la tradizione colta occidentale, il jazz e l’improvvisazione.

    IL PROGRAMMA COMPLETO

    OTTOBRE

    10 – Angela Scalvini e Giacomo Papetti / Silent
    Strumento/genere: voce & chitarra, basso / songwriting

    Angela Kinczly ripropone nella formula del duo il suo quinto e più recente lavoro in studio, S I L E N T (Ritmo&Blu 2019). Undici brani inediti composti a partire dalle liriche in lingua originale di una delle più celebri poetesse americane, Emily Dickinson. Un disco nel quale la cantautrice coniuga la propria passione per la lingua e la letteratura anglo-americana con il songwriting. Con lei sul palco il contrabbassista Giacomo Papetti.

    17 – Iris Faceto e Claudia Del Bello

    Strumento/genere: viola da gamba / musica antica

    Il duo esplora il vasto repertorio a due viole da gamba, proponendo musica rinascimentale e barocca, ma aprendosi anche a composizioni contemporanee.

    24 – Roberto Bonati
    Strumento/genere: contrabbasso / jazz, impro

    Compositore, contrabbassista e direttore d’orchestra, Roberto Bonati deve la sua formazione allo studio del contrabbasso e agli studi letterari e di Storia della Musica. La musica di Bonati attinge costantemente alla contemporanea e al jazz, capace di costruire intensi pannelli emotivi e di restituire in chiave differente poesia e cultura. Da sempre affascinato anche da altre espressioni artistiche, ha scritto musica per il cinema e la danza. Ha inciso per le etichette ECM, Soul Note, Splasc(h) Records, MM Records, CAM, Imprint Records, Nueva, Giulia, ParmaFrontiere.

    31 – Francesco Baiguera e Massimiliano Milesi
    Strumento/genere: chitarra, sax / jazz, impro

    Linee suadenti e vorticose attraversano le composizioni dei due musicisti in un dialogo aperto a molteplici forme, dove l’improvvisazione non si pone alcun limite di genere. Lo spazio e il vuoto assumono consistenza e colore in un’inversione di ruoli dove i suoni sembrano costituire lo sfondo da cui la musica emerge, affiora e risuona per sottrazione.

    NOVEMBRE
    7 – Giorgio Gregori e Paola Cattaneo / Apro gli occhi di donna su ‘sta vita: il mondo di Anna Identici
    Strumento/genere: chitarra, voce / folk, pop

    Anna Identici quarant’anni fa ebbe il coraggio di lasciare la canzone di consumo., dopo un inizio di carriera all’insegna della canzone leggera e culminato nel 1968 con il suo maggior successo discografico «Quando m’innamoro» presentato al Festival di Sanremo. Dal 1971 la cantante si accosta a un repertorio più impegnato e incide l’album «Alla mia gente», costituito da canzoni popolari di lotta. La scelta fu all’epoca fu criticatissima e un assoluto suicidio commerciale, ma lei continuò caparbiamente e pubblicò vari dischi dedicati a rivisitazioni di canzoni popolari o composizioni originali, canzoni di assoluto valore, sia storico che musicale, quadri di vite vissute tra Emilia e Lombardia.

    14 – Guido Minelli e Marisa Padella / Celtic Colors
    Strumento/genere: voci, flauto traverso, tin whistle, bodhran, tastiere, organetto, chitarra, bouzouki / folk, new age, celtic, world

    Musica celtica, new age tradizionale e d’autore. Immagini, colori ed emozioni dalle rive bretoni al Fujiama. Un viaggio ideale attraverso il mito di terre e popoli. Marisa Padella: voce, flauto traverso, tin whistle, bodhran. Guido Minelli: voce, tastiere, organetto, chitarra, bouzouki

    21 – Michele Bonifati / Another Kind of Bob Dylan
    Strumento/genere: Chitarra / jazz, impro

    «Ci sono quelli che ascoltano Bob Dylan. Poi ci sono i dylanologi. I dylanisti. I dylaniani. E i dilaniati». Quel che si dimentica spesso è che Bob Dylan non è soltanto un poeta o un cantante dalla voce cangiante che sembra sempre sul punto di sgretolarsi ma non si sgretola mai. È anche un formidabile autore di canzoni. Di melodie indimenticabili. Another Kind of Bob Dylan lo dimostra: non ci sono più i famosi testi, non c’è la famigerata voce: c’è una reinterpretazione strumentale che si spinge al confine di territori quasi jazz, c’è la bellezza delle melodie fuse una nell’altra.

    28 – Diego Ruggeri e Marco Remondini / disAgiati (ospite Ivana Gatti)
    Strumento/genere: voce, violoncello / songwriting, teatro canzone

    Diego Ruggeri e Marco Remondini, disAgiati per l’occasione. In Racconti pianuridi i disAgiati, ragazzi di pianura, hanno messo assieme, con ironia, sarcasmo e a volte poesia, storie inverosimili, ma vere; accadimenti a volte rosa, a volte rossi, a volte, grigio burocratici. I DisAgiati creanoo canzoni magiche, con un’attenzione artigianale al linguaggio che dà valore alla langue e alla parola. La musica che le accompagna fa sentire fuori tempo, non connessi. Sono ritratti in musica, ironici e grotteschi, dell’uomo comune che diventa fonte inesauribile d’ispirazione.

    DICEMBRE
    5 – Giulio Corini e Simone Massaron / Standard Socks
    Strumento/genere: contrabbasso, chitarra / jazz, impro

    Nato da un’idea di Simone Massaron, il duo propone musica libera e improvvisazioni basate su l’Interplay. Gli standard giocano un ruolo marginale se non per il dichiarato amore per la melodia. I temi vengono trattati più sotto forma di ricordo (o meglio di remainder) che per la loro struttura, così come può capitare di canticchiare o fischiare una melodia. L’amore per la musica libera e per la tradizione unisce le intenzioni del duo. In occasione del loro concerto bresciano Corini e Massaron presenteranno il loro primo cd in duo.

    12 – Luca Formentini
    Strumento/genere: chitarra, elettronica / musica elettronica, ambient, sound art

    Vive componendo musica e vini sul lago di Garda. Da sempre attratto dall’uso della chitarra come sorgente sonora di cui esplorare le possibilità timbriche attraverso qualsiasi procedura disponibile, la sua attività musicale è un costante invito verso la vitalità insita nel rapporto con le profondità del mondo astratto attraverso l’utilizzo del suono.

    19 – Francesco Guerri / Su Mimì non si spara!
    Strumento/genere: violoncello / contemporanea, impro

    «Su Mimì non si spara! è un concerto per violoncello solo basato su un repertorio originale, in gran parte scritto e difficile da definire all’interno di un genere. L’improvvisazione ha avuto un ruolo importante durante la prima parte creativa e di genesi della musica, ma più mi avvicinavo alla sua forma definitiva più avvertivo la necessità di fissarne i dettagli. Processo, questo, che ho sentito necessario per tenermi lontano da quegli stereotipi che continuamente trovavo nascosti nell’improvvisazione. In un certo senso, posso dire di aver trattato la mia musica come musica classica contemporanea, ma liberandola attraverso una nuova espressività, che nasce dall’intensità della performance e da un rapporto fisico, a tratti aggressivo, con lo strumento».

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