“Affari sporchi” con il clan dei Casalesi, indagato un 55enne di Trenzano

L'uomo è stato iscritto nel registro degli indagati insieme con altre 17 persone accusate di avere riciclato denaro a favore del gruppo camorristico.

Brescia. Diciotto persone originari e residenti nelle province di Grosseto, Caserta, Roma, Pordenone, Messina, Massa Carrara, Brescia, Vicenza e Trento sono accusati di aver commesso vari reati economico-finanziari con l’aggravante di aver favorito e rafforzato il clan camorristico dei Casalesi. Tra gli indagati anche un 55enne di Trenzano, nella Bassa bresciana.
I finanzieri del Nucleo PEF Firenze – G.I.C.O. di Firenze e del Nucleo PEF di Vicenza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, hanno condotto indagini tra il 2019 e il 2024 per approfondire le dinamiche di un gruppo imprenditoriale collegato al “Clan dei Casalesi”, operante principalmente in Toscana ma attivo su tutto il territorio nazionale. I reati contestati sono: l’impiego di denaro di provenienza illecita, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, il trasferimento fraudolento di valori e la bancarotta fraudolenta.

Le indagini si sono concentrate su un imprenditore edile originario di Casaluce e residente a Grosseto, già condannato in via definitiva dalla Corte d’Appello di Napoli per estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver agevolato il gruppo criminale di Vincenzo Zagaria.
Le investigazioni hanno rivelato che l’imprenditore, attraverso società intestate a prestanome, avrebbe reimpiegato almeno 300 mila euro di capitali di provenienza illecita, riconducibili a un individuo legato al clan dei Casalesi, imputato per auto-riciclaggio e frode fiscale e già coinvolto in precedenti indagini sulla criminalità organizzata di matrice camorristica.

Durante le operazioni, sono stati raccolti elementi riguardanti un’ipotesi di bancarotta fraudolenta imputata allo stesso imprenditore e ad altri associati al clan dei Casalesi. Questi avrebbero depauperato una s.r.l. con sede a Verona, causando il fallimento dell’azienda mediante la distrazione fraudolenta di denaro, materiali, attrezzature e contratti d’appalto, per un valore complessivo di quasi 5 milioni di euro.
Tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini figurano anche due società a responsabilità limitata con sede a Grosseto, accusate di responsabilità amministrativa per aver agevolato le attività della suddetta associazione camorristica.
Le risultanze delle attività eseguite e degli elementi probatori acquisiti saranno vagliate dal Giudice preposto e, dunque, la responsabilità delle persone sottoposte ad indagini dovrà essere vagliata nelle successive fasi del procedimento penale.

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