Operazione “Nuova evasione continua”, fatture false per 270 milioni di euro

Da uno studio contabile di Sirmione sarebbe partito il sistema fraudolento con veri e propri "servizi fiscali".

(red.) Questa mattina, martedì 19 gennaio, sono stati presentati nuovi dettagli dell’operazione “Nuova evasione continua” con cui la Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Brescia, ha arrestato 24 persone. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e la Tenenza di Pisogne della Guardia di Finanza di Brescia hanno scoperto in uno studio contabile di Sirmione, sul lago di Garda, il centro di un complesso e articolato sistema volto alla creazione di falsi crediti tributari per diversi milioni di euro, che venivano ceduti ai clienti dietro il pagamento di un corrispettivo, al fine di compensare i debiti da loro maturati verso l’erario. Le investigazioni dirette dall’autorità giudiziaria fanno seguito ad un’altra operazione di polizia giudiziaria, chiamata “Evasione continua”, che nel febbraio del 2020 aveva portato all’arresto di 22 soggetti, disarticolando un similare sodalizio criminale volto alla perpetrazione di frodi fiscali.

L’attività investigativa, che ha visto il coinvolgimento di 104 persone fisiche e 126 società (tra “cartiere” e imprese realmente operanti) con sede in diverse province italiane (Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari e Trapani), ha consentito di ricostruire il meccanismo illecito ideato e realizzato da professionisti bresciani, incentrato su un sistema di emissione di fatture false, ricorrendo a numerose società “cartiere” italiane e straniere, che ha permesso di creare crediti Iva e di ricerca e sviluppo, poi utilizzati da clienti consapevoli per compensare i propri debiti tributari. In particolare, i professionisti coinvolti con sodali con precedenti e disponendo di società “cartiere” rappresentate da loro prestanome, fornivano alla clientela veri e propri “pacchetti fiscali”.

Quindi l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, vendita di crediti fiscali fittizi da utilizzare in compensazione mediante il meccanismo dell’accollo tributario e la compensazione di crediti fiscali fittizi con debiti tributari, ricorrendo a sofisticate operazioni di cessione di rami d’azienda di società “cartiere” o di fusioni per incorporazione con le imprese interessate a ridurre la propria esposizione debitoria. La capacità dei professionisti di ideare sempre nuove ed evolute forme di frode fiscale, tese ad aggirare le disposizioni introdotte di volta in volta per contrastare le pratiche evasive, ha consentito di fornire “servizi fiscali” in grado di celare il meccanismo fraudolento posto in essere e di renderne più difficile l’emersione a favore di clienti disposti – pur di abbattere le imposte dovute – a versare un corrispettivo pari al 50-70% del valore nominale dei crediti tributari inesistenti.

Oltre a questi “servizi fiscali”, il sodalizio criminale si occupava anche di “ripulire” i proventi illeciti delle frodi tributarie, attraverso il trasferimento di somme di denaro su conti correnti aperti presso istituti di credito maltesi, slovacchi, ungheresi e croati, a loro riconducibili, che poi venivano “monetizzati” da “spalloni”, per essere infine restituiti agli evasori fiscali, come è stato dimostrato in occasione del sequestro della somma di 230 mila euro eseguita dai militari della Guardia di Finanza nei confronti di due sodali di rientro dalla Slovacchia dove si erano recati per prelevare il denaro. Un ruolo centrale nella ricostruzione delle movimentazioni finanziarie è stato fornito grazie alla sinergia con le autorità giudiziarie straniere con cui è stata attivata una cooperazione giudiziaria, anche attraverso l’utilizzo dell’Ordine Europeo di Indagine che ha consentito alla procura di Brescia e alla Finanza di delineare l’estensione dell’attività riciclatoria realizzata dai sodali e la destinazione finale dei proventi illeciti.

All’esito dell’indagine condotta è emerso che sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito Iva per circa 47 milioni di euro ed evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro. L’indagine ha permesso di ricostruire tutte le fasi di trasferimento e di passaggio del denaro, nonché i ruoli dei vari indagati, così da consentire di smantellare il sistema criminale operante. Più di 350 agenti si sono mossi per notificare le ordinanze ai 26 indagati per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale (indebite compensazioni), riciclaggio e autoriciclaggio, di cui 8 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e due misure interdittive. Si è proceduto anche con il sequestro di 21 milioni di euro.

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