Maxi evasione fiscale: in casa di un indagato camuno 1 milione di euro in contanti

E' quanto emerso nel corso della maxi operazione della Guardia di Finanza di Brescia e di Rovato su una evasione fiscale da 160 milioni di euro. Il denaro trovato in casa dei familiari di un arrestato erano per lo più banconote da 50 euro. Quattro i bresciani finiti in manette.

Valcamonica. Nella casa dei genitori, in Valcamonica, era occultato un milione di euro in contanti.
E’ quanto emerso nel corso della maxi operazione della Guardia di Finanza di Brescia e di Rovato su una evasione fiscale da 160 milioni di euro che ha interessato sia il territorio bresciano sia altre zone d’Italia.
Nell’abitazione dei familiari di uno degli arrestati, il bresciano Roberto De Pedro, 40enne bresciano, le fiamme gialle hanno rinvenuta una vera e propria montagna di denaro, per lo più in banconote da 50 euro.
Dieci le persone finite in carcere o ristrette ai domiciliari, un’ottantina quelle denunciate.
Secondo gli inquirenti, sarebbero state costituite 32 cartiere, di cui 11 italiane e 21 straniere, utili a generare fatture per operazioni inesistenti con due fratelli bresciani, Massimiliano e Federico Borghesi, rispettivamente 31 e 34 anni, titolari di un’azienda di metalli ferrosi, ritenuti al vertice del gruppo e finiti in carcere.

Roberto De Pedro avrebbe avuto il ruolo di “mettere in circolazione” il denaro frutto dell’evasione, trattenendo per sé una commissione dell’8%. Il resto veniva poi restituito alle società e agli imprenditori che avrebbero fatto parte del sodalizio.
La presunta evasione fiscale avrebbe generato Iva evasa per oltre 26 milioni di euro. Complessivamente sono quattro i bresciani arrestati. Ai domiciliari è finito Claudio Romellini ritenuto uno dei soggetti che trasportava il denaro una volta monetizzato.
Gli indiziati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini sono coordinate dalle pm Carlotta Bernardini e Benedetta Callea della Procura di Brescia.
Sono state effettuate numerose perquisizioni a cura delle Fiamme Gialle nelle province, oltre che di Brescia, di Roma, Torino, Bergamo, Verona, Mantova, Udine, Cuneo, Monza-Brianza, Cremona e Como, anche con l’aiuto delle cosiddette unità “cash dog”, in relazione anche all’esecuzione di un sequestro preventivo di oltre settecentocinquantamila euro.

 

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