Cerca di staccare una bandiera di Israele con il coltellino, ora è sotto processo

I reati contestati sono danneggiamento e possesso di strumento atto a offendere. Ritirata l'accusa di istigazione a delinquere motivata da odio razziale.

Salò. Il 14 ottobre Filippo, un ragazzo di 23 anni, cercò di rimuovere la bandiera di Israele affissa dal Comune alla porta del Carmine. Non riuscendo a staccarla la lacerò con un coltellino. Poco dopo una seconda bandiera israeliana esposta sulla Torre dell’Orologio fu bruciata da un altro individuo, il consiglio comunale decise di rimuoverle “per motivi di sicurezza e di ordine pubblico”.
Il giovane oggi è sotto processo, i reati di cui è accusato sono danneggiamento e possesso di strumento atto a offendere (il coltellino). È stata invece ritirata l’accusa di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa” che inizialmente gli era stata contestata.
Il 23enne ha dichiarato ai microfoni di Radio Onda d’Urto di frequentare quotidianamente Salò e di essere rimasto molto turbato dalla scelta del Comune: “La trovai un’offesa e una violenza gravissima nei confronti di tutte le persone che, passando, erano obbligate a vedere quel simbolo che per me rappresenta soltanto odio”.
Filippo agì con tranquillità, nonostante fosse pieno giorno e alcuni passanti lo stessero filmando: “Mi sentii in dovere di farlo, ero consapevole delle conseguenze. Lo feci davanti a tutti, come gesto pubblico”.
Il giorno seguente i carabinieri si presentarono alla sua abitazione e lo invitarono in caserma. Lì gli fu notificato l’avvio delle indagini per danneggiamento e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Le indagini preliminari sono durate solamente 30 giorni, tempi estremamente rapidi secondo Filippo e il suo avvocato: “Il mio caso è stato fatto passare davanti a molti altri, sicuramente molto più gravi”.
Ora l’accusa di discriminazione razziale è caduta, ma è stata sostituita dal possesso di strumento atto a offendere.
Nel frattempo sulla piattaforma GoFundMe è stata lanciata una raccolta fondi per sostenere le spese processuali che attendono il ragazzo.

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