Fuga di Giacomo Bozzoli, un’interrogazione parlamentare a Nordio

L'ha presentata la deputata bresciana di Fratelli d'Italia Cristina Almici per capire se «sussistessero esigenze tali da giustificare l’applicazione di una misura cautelare» a carico dell'uomo.

Brescia. Di Giacomo Bozzoli, al momento, non vi è ancora traccia. L’uomo risulta irreperibile dal 1° luglio, giorno in cui la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario, scomparso l’8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno di cui era contitolare.
Tra le ultime ipotesi anche quella che possa, attraverso documenti falsi e non meglio specificate complicità, avere approntato un piano di fuga verso un Paese in cui non vige l’estradizione. Gli inquirenti lo starebbero cercando anche a Capoverde, nel Continente africano.
Tante suggestioni su un allontanamento che ha sollevato anche diverse polemiche per la mancata sorveglianza disposta sull’ergastolano nel periodo prima della sentenza.

Giacomo Bozzoli a Marbella in hotel

Sulla vicenda è intervenuta anche la parlamentare bresciana di Fratelli d’Italia Cristina Almici, che ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio per conoscere se «sussistessero esigenze cautelari tali da giustificare l’applicazione di una misura cautelare a carico di Giacomo Bozzoli»
Almici, riprendendo le ricostruzioni degli inquirenti e le ipotesi sulla fuga all’estero di Bozzoli, evidenzia che «in questi 9 anni di indagini e processi, prima della sua latitanza, Bozzoli ha sempre condotto la propria esistenza da uomo libero, perchè né il pubblico ministero né il giudice hanno mai deciso per l’applicazione di una misura cautelare, nemmeno nelle forme dell’obbligo di dimora o di firma, nonostante le pesanti accuse a suo carico».
Nonostante, ribadisce Almici «la nostra Costituzione prevede la presunzione di innocenza fino a sentenza di condanna definitiva e la custodia in carcere, così come ogni altra misura cautelare, venga applicata solo se sussistono, oltre i gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari, è altrettanto vero che l’imputato avrebbe già dato segni di volersi allontanare da casa». Il riferimento è alla testimonianza della ex fidanzata, a cui Bozzoli avrebbe rivelato l’intenzione di uccidere lo zio, con un piano che prevedeva un passaggio della sua auto per depistare le indagini e crearsi un alibi.
Almici chiede a Nordio «se e quali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, il Ministro in indirizzo intenda assumere in merito ai fatti esposti in premessa, al fine di accertare se sussistessero esigenze cautelari tali da giustificare l’applicazione di una misura cautelare a carico di Giacomo Bozzoli».

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