Giacomo Bozzoli si professa e innocente e indica un teste austriaco che lo scagionerebbe

L'uomo, arrestato dopo una latitanza durata 11 giorni, dal carcere di Bollate in cui è stato trasferito, chiede di vedere il figlio e annuncia di avere scritto una lettera ai giudici che l'hanno condannato all'ergastolo in cui proverebbe la sua estraneità al delitto.

Brescia. Si difende ancora, Giacomo Bozzoli, dall’accusa di avere ucciso, l’8 ottobre del 2015 a Marcheno, in Valtrompia, lo zio Mario Bozzoli, 50 anni, il cui cadavere, secondo quanto ricostruito nel corso dei vari processi, è stato bruciato nel forno fusorio della fonderia di cui era contitolare.
E lo fa dal momento dell’arresto nella sua casa a Soiano del Lago (Brescia) dove è stato trovato a 11 giorni dall’inizio della latitanza, una fuga attuata a seguito della sentenza della Cassazione che ha confermato l’ergastolo per il 40enne, dopo 9 anni dai fatti e, ancora, dal carcere di Bollate in cui è stato trasferito dopo una notte passata in una cella singola al Nerio Fischione (ex Canton Mombello) di Brescia.

arresto Giacomo Bozzoli

Al momento dell’arresto, dopo che la “primula rossa” bresciana era ricercata in tutto il mondo, con l’ipotesi che potesse avere raggiunto un paese in cui non vige l’accordo di estradizione con il nostro Paese, Bozzoli ha espresso incredulità.
Alla vista dei carabinieri che lo hanno trovato nascosto in un cassone sotto il letto, avrebbe detto: «Ma mi arrestate davvero?». Poi, confuso e spaesato, non ha opposto resistenza ed è stato trasferito nella casa circondariale. Con sè, al momento del fermo, aveva un borsello con 50mila euro in contanti.
Nella villa sul Garda gli inquirenti hanno rinvenuto tracce di cibo e di bevande, un frigorifero pieno di vivande e gli stessi abiti che appaiono nelle immagini della videosorveglianza dell’hotel di Marbella in cui Bozzoli e famiglia hanno soggiornato.
Ad insospettire le forze dell’ordine, che avevano captato un segnale sospetto tra i contatti di Bozzoli, il fatto che, nell’abitazione, vi fossero i condizionatori accesi, sebbene, secondo quanto riferito dalla compagna di Bozzoli, Antonella Colossi, la casa fosse disabitata almeno dal 24 luglio, giorno della partenza della famiglia per la vacanza in Francia e Spagna.

arresto Giacomo Bozzoli

In cella, Bozzoli avrebbe chiesto come poter rivedere il figlio di 9 anni, che porta il suo stesso nome, e che non vede da una decina di giorni, da quando cioè, lui, la compagna ed il bambino si sono divisi: Antonella e il ragazzino hanno fatto rientro a Brescia, in treno, dalla Spagna, mentre il 40enne si era allontanato, pare, senza dare indicazioni alla famiglia sulla sua destinazione.
L’uomo continua a professare la propria innocenza e, a supporto delle proprie affermazioni, ha dichiarato di avere scritto una lettera indirizzata ad avvocati, famiglia e ai procuratori Francesco Prete e Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò per ribadire di non essere l’autore del delitto.
A riprova della proprie ragioni avrebbe indicato un testimone austriaco che potrebbe scagionarlo dalle accuse. Austriaco come le banconote trovate nell’ abitazione di Viso di Edolo di Giuseppe Ghirardini, operaio alla fonderia, in quale si tolse la vita una settimana dopo la scomparsa del suo datore di lavoro e amico di una vita, Mario Bozzoli.

 

 

 

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