Breno, “terapie alternative” per un bimbo malato di tumore: tre arrestati

Nessuno di loro era medico. Una coppia, a causa di una grave patologia sofferta dal figlio minore, da giugno a novembre 2023, si era loro affidata per sottoporre il piccolo a pseudo terapie, somministrate dietro un corrispettivo pari a 1.500 euro.

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Breno. Nella mattina dell’11 settembre, i Carabinieri della Compagnia di Breno (Brescia) hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Brescia su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone, ritenute, a vario titolo ed in concorso tra loro, presunte responsabili di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali.
Le misure rappresentano la conclusione di un’attività investigativa condotta dai carabinieri di Breno dopo una denuncia presentata da due coniugi i quali, a causa di una grave patologia tumorale sofferta dal figlio di due anni, da giugno a novembre 2023 si erano affidati a un sedicente medico per sottoporre il piccolo a terapie “alternative”, somministrate in cambio di un corrispettivo pari a 1.500 euro.

I tre arrestati – nessuno dei quali è medico – avrebbero convinto i genitori ad abbandonare le cure tradizionali per somministrare al bambino una terapia effettuata a distanza. Si sarebbe trattato, come emerge dall’inchiesta delle forze dell’ordine e come già evidenziato anche da Striscia la Notizia, di una pseudo cura eseguita con il macchinario “Scio”, situato negli U.S.A e basato sulla fisica quantistica e sull’utilizzo di campi magnetici.
Il “trattamento” non ha portato ai risultati sperati, ma addirittura ad un peggioramento della malattia e pertanto, a fine novembre 2023, il giovanissimo paziente ha poi ripreso le cure convenzionali.
In manette sono finiti: Sara Duè, 40enne di Bologna, Flavia Piccioni, 39enne di Terni, e Yuri Tassinari, 46enne di Ferrara. Un’altra donna. una romena di 56 anni, è invece indagata a piede libero.
La Duè avrebbe commesso il reato di tentata estorsione cercando di convincere la famiglia del minore a ritrattare quanto detto alla trasmissione televisiva per non essere scoperta e avrebbe anche minacciato un oncologo del Civile che curava il bambino.

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