Detenuto 18enne bruciato vivo a San Vittore. Chiesta una seduta urgente in consiglio regionale

Stava ancora aspettando il processo e aveva problemi psichiatrici certificati. Miriam Cominelli: "Bisogna porre fine a questa situazione indegna, anche a Brescia è lo stesso".

Lombardia. Sono trascorse poche ore dalla terribile morte di Youssef Mokhtar Loka Barsom, 18enne arso vivo nella sua cella nel carcere di San Vittore di Milano.
Il ragazzino era stato rinchiuso nella prigione più sovraffollata d’Italia (ha da poco superato Canton Mombello) in attesa di giudizio. Sarebbe dovuto entrare in una comunità terapeutica, visti i problemi psichiatrici conclamati e le tendenze autolesioniste, ma non c’era posto.
La sua morte sta riportando le lenti dell’attenzione pubblica sull’eterna questione delle condizioni disumane delle carcerari italiane (e lombarde in particolare). Venerdì le opposizioni hanno chiesto una seduta straordinaria del consiglio regionale, su richiesta del consigliere Luca Paladini, per discutere del tema.
“Il sovraffollamento delle nostre carceri ha superato i limiti di guardia. Basti pensare al carcere di Brescia: quando a luglio scorso lo abbiamo visitato con la Commissione regionale carceri contava 385 detenuti, a fronte di una capienza di 189“, ha commentato la consigliera Pd Miriam Cominelli, che ha sottoscritto la richiesta. “Bisogna porre fine a questo degrado, che non è degno di una società moderna e democratica. Lanciamo un appello a tutte le forze politiche perché l’emergenza carceri non venga dimenticata”.

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