Uccide moglie, da latitante chiede dei due figli

Mootaz Chaanbi è in Tunisia dal 2014 dopo aver tolto la vita alla compagna Daniela Bani a Palazzolo. Lunedì è iniziato il processo, ma senza di lui imputato.

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    (red.) Lunedì 8 maggio la Corte d’Assise di Brescia ha ospitato la prima udienza del processo per l’omicidio di Daniela Bani, 30 anni, avvenuto tre giorni dopo il compleanno nel settembre del 2014. Il delitto era stato compiuto dal compagno tunisino Mootaz Chaanbi nella camera da letto della loro abitazione di Palazzolo, nel bresciano, con i due figli. Ma l’imputato lunedì in aula non c’era perché è latitante.

    L’ultimo contatto partito dall’uomo è stato ai primi di aprile attraverso i social network quando a un’amica della vittima ha chiesto come stessero i figli e detto che non sarebbe ritornato in Italia. Alla prima udienza del processo erano presenti il fratello e i genitori di Daniela che chiedono giustizia per il delitto. Da quanto è emerso dalle testimonianze, sembra che l’uomo fosse molto possessivo e geloso, tanto che avrebbe picchiato più volte la compagna nel momento in cui aveva saputo che lei lo voleva lasciare.

    Addirittura il nordafricano era arrivato a sequestrarle il telefono per una settimana. Ma la donna non aveva mai avuto il coraggio di denunciare quella situazione, anche dopo che il padre aveva cercato di difenderla da una violenza del compagno. Fino al giorno del delitto in cui la 30enne era al telefono e teneva con sé il figlio maggiore di 7 anni.

    Quando l’uomo le ha chiesto con chi parlasse e la compagna non le aveva risposto, aveva alzato il volume della televisione e colpito la donna alle spalle a coltellate. Almeno questo è quanto è stato letto in tribunale. Poi aveva affidato i figli a un amico per farli portare dai genitori della ragazza e quindi era partito con un volo di sola andata da Orio al Serio verso la Tunisia dove è rimasto.

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