Strage di Erba, venerdì l’udienza per la revisione del processo

In aula ci saranno Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di quattro persone, avvenuto 17 anni fa.

Brescia. Si tiene venerdì 1° marzo a Brescia, in Corte d’Appello, l’udienza per decidere della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba, avvenuta 17 anni fa e per la quale sono stati condannati all’ergastolo, in via definitiva, i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
L’attenzione mediatica sulla vicenda è altissima: l’accesso in tribunale sarà limitato a 50 persone, mentre per la stampa è stata riservata una saletta dalla quale i media potranno visionare il dibattimento a distanza, attraverso uno schermo. Non saranno consentite riprese video e audio in aula: unica troupe autorizzata sarà la Rai che poi girerà i contenuti agli altri organi di informazione. Secondo indiscrezioni i coniugi Romano dovrebbero essere presenti, mentre non ci saranno i familiari di Raffaella Castagna, per i quali «la sentenza è già stata scritta, non troveranno un’altra verità».

I due coniugi, dopo l’arresto avvenuto 17 anni fa, avevano reso piena confessione degli omicidi, avvenuti a colpi di coltello e spranga, della vicina di casa Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni, della madre Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento. La strage avvenne nell’abitazione di Raffaella Castagna, in una corte ristrutturata nel centro della cittadina. L’appartamento fu dato alle fiamme subito dopo l’esecuzione del delitto.

Olindo-Rosa-strage-erba-brescia

I difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi presenteranno i presunti nuovi elementi che puntano alla riapertura del caso. Quali sarebbero?
Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage nonostante avesse ricevuto una coltellata alla gola, e poi deceduto nel 2014, in tribunale, puntò senza esitazione il dito contro Olindo, identificandolo nel suo aggressore. L’istanza di revisione sostiene che in realtà Frigerio potrebbe essere vittima di un «falso ricordo» e che anzi le prime parole pronunciate dal testimone agli inquirenti furono assai imprecise (parlò di un uomo dalla carnagione olivastra).
La coppia di Erba si è sempre proclamata innocente davanti ai giudici. Ma nell’immediatezza dell’arresto sia lui sia lei confessarono di essere gli autori della strage. Confessione in seguito ritrattata. I difensori e il pg sottolineano che entrambi i racconti non collimano in molti punti con quanto accertato dai medici legali durante l’autopsia delle vittime.
Nell’auto di Olindo, sul battitacco della portiera erano state rilevate macchie di sangue appartenenti a Valeria Cherubini, una delle vittime del massacro. La richiesta di revisione sostiene che in realtà quelle tracce potrebbero essere arrivate lì casualmente, portate dagli inquirenti che effettuarono i primi rilievi nella casa di Erba.
Secondo Fabio Schembri, difensore di Olindo e Rosa, i responsabili della strage vanno cercati altrove, e ripropone  la pista della vendetta interna a un clan di spacciatori di cui faceva parte Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna. Nel loro appartamento sarebbero stati custoditi denaro e stupefacenti, fatto accertato da un’inchiesta che pochi mesi dopo il massacro portò in carcere lo stesso Azouz.

statue olindo e rosa a Erba

In attesa dell’udienza di venerdì, a Erba, sotto il portico della piazza, sono state collocate (e poi tolte qualche ora dopo) due statue a grandezza naturale che rappresentano Olindo Romano e Rosa Bazzi. L’installazione è apparsa a poche decine di metri da via Diaz, teatro degli omicidi dell’11 dicembre 2006.
L’iniziativa è dell’artista lecchese Nicolò Tomaini, che sui social ha spiegato le motivazioni del gesto. «Mi scuso fin da subito se verrà urtata la sensibilità di qualcuno – ha scritto – ma il fine del lavoro è quello di smascherare le dinamiche spettacolari dell’aberrante teatrino mediatico a cui le vittime stesse sono state sottoposte».

 

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