La famiglia di Mario Bozzoli chiede l’atto di morte dell’imprenditore

Per lo Stato italiano, infatti, l'uomo risulta ancora "persona scomparsa". Con la sentenza definitiva della Cassazione che ha confermato l'ergastolo all'omicida, il nipote Giacomo, tuttora latitante, i familiari possono chiedere che ne venga dichiarato ufficialmente il decesso.

Marcheno. Con la sentenza della Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato da Giacomo Bozzoli contro la condanna all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario, imprenditore 50enne contitolare della fonderia di Marcheno in cui, secondo quanto stabilito nel corsod ei processi è stato ucciso ed il suo corpo bruciato nel forno fusorio dell’azineda, la famiglia della vittima, la vedova Irene Zubani ed i figli, ha presentato richiesta alla Procura di Brescia di dichiarare l’atto di morte del marito, deceduto 9 anni fa e, ancora, per lo Stato italiano, “persona scomparsa”.
Ora che la verità giudiziaria è stata definita e la sentenza è passata in giudicato, la famiglia vuole chiudere anche burocraticamente la dolorosa vicenda. Per la legge, infatti, essendo Mario Bozzoli, fino ad ora, “persona scomparsa” ma non deceduta, ha bloccato i beni mobili ed immobili a lui riconducibili e affidati alla moglie Irene, nominata dal tribunale curatrice del patrimonio.
La sentenza di morte presunta avviene a 10 anni dalla scomparsa della persona, ma ora, con la sentenza definitiva della Cassazione, il decesso dell’imprenditore può essere dichiarato ufficialmente.

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