Brescia, Pmi in frenata: la metà delle aziende in flessione nel II trimestre 2023

Secondo il Centro Studi Confapi Brescia, il 42% delle imprese osserva fatturati in calo, per il 45% si contraggono produzione e ordini. Tengono occupazione e investimenti. Outlook negativo per la seconda parte dell'anno.

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Brescia. La corsa delle Pmi bresciane rallenta: dopo un 2021 e un 2022 in forte espansione, i primi scricchiolii registrati alla fine dello scorso anno si sono infatti accentuati nel primo semestre dell’anno in corso e, in particolare, negli ultimi tre mesi.
A osservarlo è l’indagine congiunturale sul secondo trimestre 2023 realizzata dal Centro Studi Confapi Brescia. L’analisi è stata realizzata interrogando un campione di cento imprese associate, per oltre la metà metalmeccaniche, e, in sette casi su dieci, nella fascia 10-49 dipendenti e fino a 10 milioni di fatturato.

Nel secondo trimestre 2023 il 37% delle imprese osserva ancora fatturati in crescita, il 21% stabili, ma ben il 42% registra dei cali, in quasi la metà dei casi superiori al 10%. Se i dati sui fatturati sono in parte falsati dalla dinamica dei prezzi, i dati su produzione e ordini confermano l’inversione di rotta: tra le imprese interpellate, quasi una su due osserva, infatti, numeri in calo (45% circa in entrambi i casi). A fronte di un quadro in chiaro rallentamento, al momento non si osservano effetti negativi sul piano dell’occupazione e degli investimenti. L’occupazione è rimasta infatti stabile per il 72% degli intervistati e quasi una su cinque ha aumentato il personale. Il 10% ha invece avuto una variazione lievemente negativa. Analogamente, anche gli investimenti sono rimasti stabili per il 76% delle imprese, hanno avuto una variazione leggermente (per il 14%) o marcatamente (per il 4%) positiva.

Imprese

In tale contesto risulta meno critica la situazione relativa ai costi dell’energia e delle materie prime che, lo scorso anno, era invece foriera di particolare tensione e preoccupazione. Nel secondo trimestre 2023 il costo dell’energia ha registrato un aumento contenuto solo per il 9% delle imprese, per il 40% è stabile e per oltre la metà (51%) è risultato in calo. Relativamente al costo delle materie prime, il 28% osserva ancora aumenti, il 31% prezzi stabili e il 41% in calo. Per quanto concerne il tasso di utilizzo degli impianti, aumenta il numero di imprese in situazione difficile: quasi il 40% delle imprese ha un tasso di utilizzo inferiore al 70% (il 15% inferiore al 50%).
Se il secondo trimestre segna un evidente rallentamento, nel complesso, il primo semestre 2023 mantiene una dinamica leggermente positiva, a consolidamento delle performance ottenute nel corso del 2022. Le aspettative per il prossimo futuro sono all’insegna della forte cautela, se non del moderato pessimismo. L’area verde, quella dell’ottimismo, si confina infatti a casi molto contenuti.

«C’è, purtroppo, una convergenza su un potenziale peggioramento della situazione di mercato – osserva Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia -. Quasi la metà degli imprenditori osserva una flessione e l’outlook è negativo per la seconda parte dell’anno. Di positivo c’è però che prezzi dell’energia e delle materie prime sembrano più sotto controllo, cosa che dovrebbe aiutare in modo significativo una parte di imprese». Da parte di Cordua anche due sottolineature. La prima sui tassi d’interesse: «La Banca Centrale dovrebbe essere più strutturata e netta nei messaggi che trasmette: le imprese hanno bisogno di chiarezza sui tassi d’interesse, cosa che al momento non è avvenuta». La seconda sul Pnrr: «In un contesto incerto come quello attuale, il Pnrr può fare davvero la differenza, consolidando la ripresa. Viceversa, una mancata sua attuazione può facilitare la discesa verso la recessione».

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