Esine, mazzette per saltare la lista d’attesa: rischiano anche i pazienti del primario arrestato

Al medico di Esine vengono contestati una serie di reati, tra cui l'indebita induzione a dare o promettere utilità. I suoi pazienti, per accorciare i tempi di attesa del Cup, hanno accettato di pagare tra i 400 ed i 700 euro, ed ora rischiano a loro volta di essere indagati.

Esine. Da una parte c’è lui, il primario di oculistica all’ospedale di Esine (Brescia), Giovanni Mazzoli, arrestato lunedì con le accuse di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità, dall’altra ci sono i pazienti cui il medico avrebbe proposto di versare tra i 400 ed i 700 euro per “oliare” le liste di attesa del Cup, riducendo così i tempi di attesa per gli interventi oftalmologici.
Ma nessuna di queste persone ha mai sporto denuncia contro il professionista, da oltre 20 anni in servizio al nosocomio camuno, tant’è che alle modalità di “gestione” delle prenotazioni nel sistema sanitario pubblico gli inquirenti sono arrivati per caso, attraverso un’intercettazione telefonica disposta per un’altra inchiesta in cui emergeva come il “modus operandi” di Mazzoli fosse quello di richiedere tangenti ai malati.

E se al medico viene contestata una serie di reati (di fronte ai quali il dottore ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio davanti al Gip che si è svolto mercoledì), ora, nei guai potrebbero finire gli stessi pazienti che non hanno denunciato.
Giovanni Mazzoli, infatti, tra le contestazioni a suo carico, non deve rispondere di concussione, ma di indebita induzione («promettere indebitamente denaro od altra utilità»): un reato per il quale l’imputato ritenuto colpevole rischia una pena tra i sei e i dieci anni e mezzo, ma pure, con condanne fino a tre anni, chi gli dà o promette denaro o altra utilità, quindi, in questo caso, i pazienti che hanno accettato di pagare per scalare la lista d’attesa. Finora sono una ventina le persone individuate che avrebbero versato “la quota” al primario, ma si ipotizza che il “giro” possa essere molto più ampio nella misura in cui al dottore sono stati sequestrati 350 mila euro tra contanti e preziosi, che la Procura ritiene provento di queste “facilitazioni”.
I venti pazienti del primario, quindi, rischiano, a loro volta essere iscritti nel registro degli indagati per induzione indebita.

 

 

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