Fuga di Giacomo Bozzoli, gli inquirenti pronti a sentire il figlio

L'audizione del minore avverrebe in maniera protetta e con la presenza degli psicologi. La Procura potrebbe anche disporre l'incidente probatorio, così da cristallizzare le dichiarazioni del bambino.

Brescia. La latitanza di Giacomo Bozzoli, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario Bozzoli, è un rebus internazionale, al centro del clamore mediatico e un giallo che, al momento, sta mettendo a dura prova anche gli inquirenti che stanno indagando a tutto campo sulle possibili mete che il 39enne potrebbe avere scelto per non pagare il suo conto con la giustizia.
Giacomo viene cercato ovunque, in Europa, ma anche al di fuori dei confini Schengen dove potrebbe essersi rifugiato grazie ad alcuni complici e alla disponibilità di denaro.
Se la compagna Antonella Colossi non ha saputo (o voluto?) fornire indicazioi sulla fuga del 39enne, potrebbe ora toccare al figlio della coppia, 9 anni appena compiuti, essere sentito dagli inquirenti. Il bambino, infatti, era in viaggio con i genitori nei giorni precedenti la sentenza della cassazione, emessa il 1° luglio, e anche in quelli successivi, quando è rientrato a Brescia con la mamma.

giacomo bozzoli Marbella

Il minore potrebbe quindi essere sentito in audizione protetta, affiancato dagli piscologi e, forse, con la modalità dell’incidente probatorio (così da cristallizzare la sua testimonianza) per raccontare quei giorni, ma anche le emozioni provate nel distacco dal padre.
Le ultime immagini del bimbo in compagnia del padre sono state registrate dalle telecamere di sicurezza di un resort a Marbella, in Spagna, in quella che, per la famiglia, doveva essere solo una semplice vacanza, ma che, in realtà, era probabilmente, nelle intenzioni di Giacomo Bozzoli, propedeutica alla fuga.

Giacomo Bozzoli a Marbella in hotel

La compagna Antonella, nei due interrogatori fiume in qualità di persona informata dei fatti (ma non indagata per favoreggiamento) ha detto agli investigatori di avere cercato più volte, inutilmente, di convincere il marito a costituirsi.
Poi la famiglia si è divisa, lei ed il figlioletto hanno fatto rientro a casa, con modalità che la donna non ha saputo spiegare in modo preciso, Giacomo invece è scomparso, seguendo un piano verosimilmente preparato da tempo. Del resto, di tempo per pianificare una fuga ne ha avuto: 9 anni in cui non è mai stato sottoposto ad alcuna misura detentiva o di sorveglianza, una situazione su cui, alla luce dei fatti e della sua latitanza, è stata anche presentata una interrogazione al minsitero della Giustizia Carlo Nordio da parte della parlamentare bresciana di Forza Italia Cristina Almici.

 

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