Omicidio di Giada Zanola: nel sangue tracce di benzodiazepine

La 33enne bresciana è stata gettata da un cavalcavia sulla A4 a Vigonza, nel Padovano. I risultati dei test tossicologici hanno confermato il timore che la donna aveva espresso, ovvero che il compagno Andrea Favero la stesse drogando con barbiturici.

Padova. Dagli esami tossicologici è arrivata la conferma di quello che temeva Giada Zanola, la 33enne bresciana originaria di Folzano, la quale, lo scorso 29 maggio, è stata gettata dal cavalcavia sull’autostrada A4, a Vigonza, nel Padovano.
Anche se i dati sono ancora parziali, nel suo sangue (oltre che sui suoi abiti) sono state trovate tracce di benzodiazepine. Non erano, invece, presenti n quello del fidanzato 40enne Andrea Favero, in carcere – con l’accusa di omicidio aggravato – dal giorno successivo alla caduta dal cavalcavia. L’uomo ha sempre negato le accuse.

Giada Zanola Andrea Favaro

La sera prima di morire, Giada Zanola aveva scritto a un’amica: «Mi sento fiacca, ci vedo doppio». Quando la donna le aveva chiesto «come mai», da lei non era arrivata alcuna risposta. Anche ad aprile la donna aveva riferito di aver vomitato e perso i sensi «dopo aver bevuto un cocktail che mi ha fatto Andrea».
All’amica aveva raccontato la sua preoccupazione, quella di essere stata violentata, da incosciente, dal suo compagno, che voleva un secondo figlio. L’autopsia, d’altra parte, non ha escluso che, anche se era viva al momento della caduta dal cavalcavia, Giada Zanola potrebbe essere stata priva di sensi.

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