Lettere al direttore

«Consigli di quartiere, presenza più “partitica”: serve maggiore partecipazione civica»

Egregio Direttore,»

passati i primi mesi dall’insediamento, i nuovi Consigli di quartiere si avviano alla piena operatività, credo sia un momento adatto per condividere alcune riflessioni e alcuni auspici per la futura attività.
Il percorso di avvicinamento al voto ha reso evidente come le liste costituitesi nella primavera scorsa contemplavano candidature di due tipologie. Alle tante persone animate da puro spirito civico senza appartenenza dichiarata, pur evidentemente con propria visione politica personale, se ne sono affiancate altre più vicine ai partiti.

È da evidenziare come la combinazione più “partitica” caratteristica di questa nuova fase, pur facilitando il raggiungimento del numero minimo di candidature in ogni quartiere, non abbia portato con sé un’aumentata attenzione della cittadinanza al tema della partecipazione. In termini di affluenza al voto le percentuali hanno oscillato dal 6% al 24% con un dato medio del 10.30%, confermando in sostanza l’esito delle precedenti tornate elettorali.
Un aumento sostanziale dei votanti avrebbe rappresentato certo una prospettiva incoraggiante per questa nuova dinamica, ma tant’è ciò non è avvenuto.

Una prima considerazione: negli anni ‘70 del Novecento quando nacquero spontaneamente i comitati di quartiere, poi diventati consigli elettivi e poi ancora con legge nazionale circoscrizioni, fu inevitabile il confronto fra schieramenti di partito, visto il radicamento forte della politica di allora nella società. Oggi l’esigenza è esattamente opposta, si vota sempre meno, bisogna riavvicinare la popolazione all’interesse per la “cosa” pubblica, alla Politica nel senso più ampio del termine.
Infatti giustamente l’articolo 1 del regolamento indica fra gli obbiettivi dei Consigli di quartiere il favorire la partecipazione civica, la democrazia di prossimità, la promozione della cittadinanza attiva e della responsabilità sociale.

Ora se questa presenza più “partitica” nei consigli ha aiutato la formazione delle liste senza portare ad un aumentato interesse generale, bisogna in futuro evitare l’innestarsi di processi che a gioco lungo possano addirittura indebolire l’intero impianto partecipativo, impedendo di fatto la realizzazione degli importanti obiettivi alla base dello stesso.
È indubbio che l’esperienza nei Consigli di quartiere ha creato nuove opportunità di accesso al Consiglio Comunale e che un dialogo equilibrato tra Consigli di quartiere e forze politiche, intese nel loro complesso, possa essere positivo in termini di confronto e approfondimento. Credo però si debba sottolineare come un eccesso di questa vicinanza rischi di soffocare e spegnere quella visione libera, laterale, fresca ed arricchente la vita della città, tipica dei Consigli di quartiere.
Questo equilibrio sarà ancora più importante con il graduale svolgersi del percorso che porterà al bilancio partecipativo, previsto nelle linee di mandato amministrativo 2023-2028, inserito nel nuovo regolamento almeno in termini di prospettiva e con una quota del bilancio comunale già appostata per questo.

Una volta realizzato, Il Bilancio partecipativo rappresenterà un ulteriore fondamentale passaggio per dare profondità al lavoro dei Consigli di quartiere, in sostanza maggior concretezza rispetto alla loro finalità.
Lo spazio lasciato dentro questo percorso alla conoscenza “grezza” dei temi di quartiere, insieme alla capacità dei Consigli di catalizzare le persone disponibili, orientandole in una progettualità tesa alle reali esigenze di un pezzo di città, saranno fondamentali.
Sappiamo bene come i Quartieri non abbiano personalità giuridica propria, quindi non possano essere destinatari diretti di risorse economiche.

Inoltre, il bilancio partecipativo tradizionalmente inteso, prevede un bando aperto a tutti, associazioni, privati cittadini e gruppi, dove la realizzazione o meno del progetto viene decretata dal voto espresso dalla cittadinanza. Il tutto quindi senza una attenta valutazione delle esigenze territoriali che un Consiglio di quartiere può esprimere, ma affidandosi prevalentemente all’appeal che una presentazione più o meno accattivante di un dato progetto può suscitare.
Con un percorso di questo tipo consiglieri eletti quali rappresentanti del proprio quartiere, impegnati a sollecitare persone e realtà associative del territorio e a discernere le priorità sulle quali progettare, potrebbero vedere vanificato il risultato del loro faticoso lavoro a causa di un voto finale non favorevole. È probabile che questo meccanismo in poco tempo vada a decretare la fine dei Consigli di quartiere.

Diversamente credo interessante, rimodulare e aggiornare le modalità utilizzate con il bando per i quartieri espletato in vista dell’anno della capitale della cultura BG-BS 2023, dove i CdQ, riuniti anche per zona, parteciparono come capofila di progetti elaborati insieme ad associazioni, punti comunità, semplici cittadini, aziende e professionisti. Questo protagonismo dei Consigli di quartiere, condiviso e a servizio del territorio con le potenzialità che esso può esprimere, credo sia la strada più concreta e fattibile, tesa a gratificare e a dare il giusto valore al loro lavoro, dentro uno spazio progettuale orientato ad argomenti interessanti per l’intera città.

Immaginiamo lo sviluppo a misura di quartiere o di zona di temi come la cultura, il verde urbano, il cambiamento climatico, le barriere architettoniche, la cura delle persone tramite la socialità, sui quali innestare percorsi virtuosi come quello richiamato poc’anzi.
Questo penso sia un modello sul quale lavorare per un Bilancio partecipativo in “salsa” Bresciana per dare continuità, potenziandolo, al percorso iniziato nel 2014, al fine di avvicinare energie, persone e pensieri al bene e alla cura della città e infine alla Politica.

Mirco Biasutti Consigliere Comunale Gruppo Consiliare Partito Democratico

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