«Meloni non ha votato Von der Leyen? Pessima notizia per la Lombardia»

Lo ha detto Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, presidente del Partito Democratico lombardo. «Le terre bresciane e bergamasche saranno più deboli nella negoziazione sulla messa a terra dei fondi Pnrr».

Brescia. «La decisione di Giorgia Meloni di non votare la rinnovata presidente della Commissione europea, Von der Leyen, è una pessima notizia per la Lombardia e per le nostre terre vocate alla internazionalizzazione e con una forte componente manifatturiera ed industriale». Lo ha detto Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, presidente del Partito Democratico lombardo ed ex sindaco di Brescia.
«Certo una scelta che chiarisce la natura della Meloni e del suo governo, ovvero di Destra-Destra. Meloni schiaccia il nostro Paese sulla linea Orban-Le Pen e lo allontana dal dialogo con i movimenti politici fondatori della comunità economica e della Unione Europea, dai popolari ai liberali, fino ai socialisti e democratici. Una scelta che rende più debole il nostro Paese che ha questioni endogene grandi a cominciare dalla gestione del debito pubblico che pesa con il suo macigno di 80 miliardi di interessi l’anno e che solo con nuovi strumenti finanziari europei, che ne cambino la natura oggi esposta alla speculazione finanziaria, può essere governato».

«Il Paese e la nostra terra lombarda, in particolare bresciana e bergamasca – continua Del Bono –  saranno più deboli nella negoziazione sulla messa a terra dei fondi Pnrr. Saranno più deboli nella individuazione degli strumenti finanziari che servono ad accompagnare le nostre aziende industriali ed economiche nella transizione ecologica. Non c’è niente di che essere felici per i lombardi, molti dei quali hanno dato il loro voto a chi lo sta usando molto male. Il Partito Democratico dovrà quindi svolgere una funzione strategica, rappresentare con forza e ora con credibilità ed autorevolezza il nostro Paese e le nostre terre lombarde, nonostante le contraddizioni pesanti del governo in carica. Sbagliare alleati e tempi in politica, tanto più in politica estera, è errore grave, non un fatto qualunque. La Storia ce lo ha spiegato, molte volte».

 

 

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