Strage di Erba, nuova istanza di revisione del processo a Brescia

Dopo l'iniziativa del sostituto procuratore generale di Milano che ha chiesto la riapertura del caso sostenendo l'innocenza della coppia, a breve anche il pool della difesa depositerà l'istanza a Brescia. La coppia è stata condannata all'ergastolo per la morte di Raffaella Castagna, del figlio di 2 anni Youssef Marzouk, della nonna del piccolo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini.

Brescia. Dopo la richiesta di revisione sulla strage di Erba proposta dal procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, il pool di difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo, presenterà la propria istanza di revisione del processo a Brescia.
Lo farà nel giro di «cinque o sei giorni, dunque in settimana» ha spiegato all’Ansa l’avvocato Fabio Schembi, legale della coppia insieme a Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello. Quando depositerà l’istanza di revisione del processo presenterà anche «più di un nuovo testimone». Un’ istanza annunciata da tempo, che è una iniziativa diversa da quella della Procura generale di Milano che sta valutando anch’essa se chiedere la revisione del processo.
In particolare, la relazione del Pg dovrà essere valutata dal procuratore Nanni e dal suo ‘braccio destro’ Tontodonati, alle quali, spetta la decisione finale se unire la loro richiesta all’istanza di revisione del processo che i difensori di Olindo e Rosa, sono in procinto di presentare a Brescia. La richiesta di revisione, più volte annunciata, si basa su intercettazioni e testimonianze che sarebbero inedite.

Per questo crimine sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi accusati dell’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio di 2 anni Youssef Marzouk, della nonna del piccolo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini.
«Sono soddisfatto e contento che anche la magistratura si possa interessare del caso. A questo punto ce lo aspettavamo e lo auspicavamo», anche se «è molto difficile che ci sia una iniziativa del genere della Procura generale. E’ accaduto pochissime volte». “«Noi da qui a breve presenteremo la nostra richiesta, al di là di quella della magistratura. Faremo la nostra istanza, e se la Procura generale ne presenterà un’altra, ben venga», afferma il legale di Olindo e Rosa.

Per quanto riguarda i nuovi testimoni che la difesa intende presentare, l’avvocato fa sapere che uno non è «mai sentito all’epoca dei fatti»: è un uomo che «risiedeva nella casa della strage, poi arrestato per traffico internazionale di stupefacenti che faceva parte dei fratelli di Azouz» Marzouk, il marito di Raffaella Campagna, una delle quattro persone uccise l’11 dicembre 2006 insieme al figlio di due anni Youssef. «Ha riferito di una faida con un gruppo rivale, nella quale anche lui è stato ferito con un’arma da taglio» e inoltre ha detto che la casa della strage «era la base dello spaccio che veniva effettuato nella vicina piazza del mercato e il posto dove erano depositati gli incassi». Altro testimone, ha aggiunto l’avvocato, è “«un ex carabiniere che riferisce delle indagini e delle parti mancanti dei momenti topici delle intercettazioni».

Intanto, dopo il clamore che si è riacceso sul caso, fanno sentire la loro voce anche i fratelli di Raffaella Castagna, Giuseppe e Pietro che nella strage hanno perso la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipote Youssef Marzouk di 2 anni.
«Era l’ottobre del 2018, avevo scritto questo. Speravo fosse finita ma ci risiamo. Noi non diremo nulla. Non parleremo più con giornali o altro. Questo era e rimane il nostro pensiero…”, scrivono in un lungo post sui social i fratelli di una delle vittime, zii del piccolo Youssef, barbaramente ucciso con la madre e la nonna.
«Purtroppo la superficialità è meno faticosa del pensiero consapevole, ed essendo quindi più facile, trova spesso terreno fertile in persone incapaci di capire che qualcuno sta vendendo delle menzogne spacciandole per verità, manipolando, omettendo, ricucendo ad arte, … perchè è più facile farsi convincere che capire». «Ora, non sta a noi, né difendere la procura né gli inquirenti né il loro operato, consentiteci di difendere però la verità- continua il messaggio dei fratelli Castagna-  che per noi è solo una, consentiteci di essere indignati e increduli nel sentire gente che definisce i colpevoli come innocenti vittime di una giustizia sommaria e faziosa, definiti addirittura come “un gigante buono e una gracile signora”. Questo gigante buono e questa gracile signora hanno ucciso brutalmente nostra madre, nostra sorella, nostro nipotino, la signora Valeria, hanno tentato di uccidere il signor Mario, spezzando pochi anni dopo la sua vita e e la vita di nostro padre, facendo vivere a me e a Beppe, a Elena e Andrea Frigerio un incubo continuo».

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