Omicidio di Nuvolento, Raffaella Ragnoli a processo il 21 novembre

La donna, il 28 gennaio scorso, uccise a coltellate il marito, Romano Fagoni, nella loro abitazione. Al delitto assistette il figlio 15enne della coppia. Deve rispondere di omicidio volontario aggravato perchè commesso contro il coniuge.

Nuvolento. Il 28 gennaio 2023, a Nuvolento (Brescia), nell’abitazione di famiglia, uccise il marito a coltellate, al termine di un litigio.
Ora per Raffaella Ragnoli, 57 anni, ritenuta colpevole dell’omicidio di Romano Fagoni, 60 anni, è stata fissata, per il 21 novembre prossimo, la prima udienza del processo che la vede imputata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto nei confronti del coniuge.

Al delitto ha assistito il figlio 15enne della coppia che ha poi allertato soccorsi e forze dell’ordine. Il padre è deceduto per una ferita al collo, rivelatasi fatale.
La Procura ha chiesto il giudizio immediato per la donna, che si trova in carcere dal momento dell’omicidio.
Raffaella Ragnoli ha ammesso di avere colpito a morte il marito ma perchè temeva che l’uomo, descritto come una persona violenta, volesse colpire lei stessa e il figlio con un coltellino che stava usando per sbucciare della frutta e con il quale avrebbe minacciato i familiari.

Il processo a carico di Ragnoli arriva dopo che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 197, depositata il 30 ottobre (redattore Francesco Viganò), ha dichiarato incostituzionale l’ultimo comma dell’articolo 577 del codice penale, introdotto dalla legge 69 del 2019 (cosiddetto “codice rosso”). La norma vietava eccezionalmente al giudice di dichiarare prevalenti le due attenuanti rispetto all’aggravante dei rapporti familiari tra autore e vittima dell’omicidio. In conseguenza di questa decisione, le Corti d’Assise avranno nuovamente la possibilità di valutare caso per caso se debba essere inflitta la pena dell’ergastolo, prevista in via generale per gli omicidi commessi nei confronti di un familiare o di un convivente, ovvero debba essere applicata una pena più mite, adeguata alla concreta gravità della condotta dell’imputato e al grado della sua colpevolezza.

 

 

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.